Anteprima Fargo, l’America di provincia dei fratelli Coen

14 Dic

Il mio articolo dal Courmayeur Noir Festival, sulla serie Fargo, pubblicato oggi su Libero.

 Per sviluppare davvero la complessità di un personaggio – e in questo sono ormai quasi tutti d’accordo – i 120 minuti o più di un film non bastano. Serve più tempo, più spazio, e questi li possono garantire solo i racconti televisivi. Le storie e le serie tv.

Forse è per questo che appassionano tanto. E che i protagonisti, buoni o cattivi che siano, meschini o eroi, entrano così tanto nei cuori dei telespettatori.

Forse è per questo che dopo 18 anni dall’uscita al cinema di quel gioiello di humor nero Fargo, dei fratelli Coeh, hanno pensato di creare una omonima serie tv che nasce dalle sue ceneri del film come un sequel, con la stessa storia ma con personaggi diversi. Se il film vinse l’Oscar, la serie domina agli ultimi Golden Globe: è quella più acclamata, con cinque nomination tra cui miglior miniserie e miglior regia.

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Fargo, presentata in anteprima al Courmayeur Noir in Festival, esordisce in Italia martedì prossimo in prima serata su Sky Atlantic, la stessa rete di Gomorra, True Detective, The Fall e House of cards. Dieci ore di storia in dieci puntate ambientate nel gelido (e triste) Minnesota, con protagonisti sublimi che interpretano personaggi di raro squallore e miseria, un ritratto amarissimo dell’America di provincia.

Lester (Martin Freeman) è un assicuratore represso, maltrattato dalla moglie che non perde occasione per dargli del perdente e dal fratello minore, in carriera, che si vergogna di lui. Le cose cambiano, per l’uomo, dopo l’incontro con il misterioso killer Lorne (Billy Bob Thornton): quest’ultimo fa il “favore” a Lester di vendicarsi su un ex compagno di classe che da anni lo umilia. Lorne, assassino e “filosofo”, convince il mite Lester che bisogna farsi rispettare dal prossimo in ogni modo, anche a costo di usare la violenza, e le sue parole tirano fuori il lato oscuro dell’assicuratore di provincia, quella molla che, volendo fare un paragone un po’ azzardato, aveva trasformato il mediocre professor Walter White nello spregiudicato re della metanfetamina di Breaking bad (nel cast di Fargo, tra l’altro, c’è il Saul Goodman della serie sulla meth, nei panni del poliziotto).

 Lo stile dei fratelli Coen, qui nel ruolo di produttori, si vede sin dalle prime battute. C’è violenza, efferatezza, ma anche il grottesco e l’umorismo nero. “Una genialità comica straordinaria”, secondo Antonio Visca, direttore di Sky Atlantic. Il personaggio più intrigante è senza dubbio quello di Billy Bob Thornton, ma spicca anche Colin Hanks, figlio di Tom. Entrambi hanno avuto una nomination ai Golden Globes. Abbiamo parlato con Hanks del suo ruolo, quello dei poliziotto Gus. Innanzitutto spiega di essere un fan del primo Fargo: “E’ stato il primo film dei Coen che ho visto (e mi vergogno quasi a dirlo), l’ho adorato perché nessuno come loro sa mescolare il drammatico e il comico”. Parla di Gus. “All’inizio ho avuto un rapporto conflittuale con il mio personaggio, era lento e un po’ frustrante. Ma poi mi è piaciuto molto, entrambi siamo padri e Gus sa distinguere il bene dal male”. Cosa che non tutti fanno, nelle fiction.

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Quando ha ricevuto la nomination ai Golden Globe, Colin è stato svegliato alle 4 di mattina. Pensava fosse una brutta notizia, e invece… Hanks Jr. non nega che l’essere figlio di una potenza di Hollywood apre molte strade. “Parliamo di cinema, tv”, dice, “ma non ci rapportiamo come due attori, chiacchieriamo di altro quando siamo in famiglia, qualche volta gli raccomando qualche serie tv che ho visto e mi è piaciutà”. Per esempio: “Cult come House of cards, Breaking bad, Game of Thrones ma anche Louie di Louis C.K: straordinaria”.

Nella seconda stagione, che riparte da capo con nuove storie e personaggi, Colin Hanks non ci sarà.

Sempre a Courmayeur, Fox ha presentato la seconda stagione di The black list con James Spader, anch’egli in lizza ai Globe come miglior attore. La serie torna in prima serata su Fox Crime dal 23 gennaio.

 

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