Intervista a Barbara Bouchet: 50 sfumature fa schifo, meglio i miei film
25 Feb
La mia intervista oggi su Libero a Barbara Bouchet.
Era il sogno erotico degli italiani negli anni Settanta, il corpo più amato degli anni Ottanta. Era la regina della commedia, lei ed Edwige Fenech, ma la fama non l’ha sbranata come ha fatto con altre donne famose, merito della sua vita normale: marito, figli, sane abitudini, zero mondanità. Ha un solo rimpianto, quello di non aver recitato in un ruolo drammatico, l’unico che – dice lei – ti dà la patente di vera attrice. Barbara Bouchet, la tedesca più italiana che ci sia, 71 anni, nel teatro ha trovato una piccola rivincita. In Tre donne in cerca di guai (tratto da Les Amzones di Jean-Marie Chevret, in giro per l’Italia ancora per tutto marzo) interpreta una «Golden Girl», dice, «una cosa stupenda. Siamo tre signore di una certa età che però non si sono arrese. Si deve combattere comunque e dovunque».
Ci parli di questa commedia.
«Siamo tre donne, amiche sin da piccole. Iva (Zanicchi, ndr) è stata lasciata dal marito dopo 35 anni di matrimonio per una “anoressica bionda”, come dice lei. Corinne (Clery, ndr) è l’eterna ragazzina. Io sono al centro, bilancio le altre due».
È cosi anche nella vita?
«Il ruolo mi rispecchia, sono una con i piedi per terra. Io mi sento giovane, vado avanti finché la salute me lo consente. Mi curo con la ginnastica. Mentalmente sto calma, dormo molto e mangio poco. Certo, ho la mia “giornata della schifezza” in cui magari mi ingozzo di Nutella, ma dura solo 24 ore. Evito fritti e mangio poca carne. Un po’ di vino, due caffè americani al massimo, mi sveglio la mattina con acqua e limone e mangio 12 mandorle ogni giorno».
Come mai non si vede più al cinema?
«È il cinema che non mi frequenta più. Fa parte del passato. Cambiano le attrici, i nomi, le star. Per la mia età ci sono pochi ruoli. Due anni fa, in tv, ho fatto Ho sposato uno sbirro: ero la mamma, la nonna. Poi basta. Il teatro è la terza fase della mia vita. Sono libera di spostarmi e di muovermi, a teatro puoi anche non essere bellissima né giovanissima. Devi solo avere le forze per fare un tour».
Cosa ricorda degli anni dei suoi film?
«Erano film spiritosi, carini e simpatici. All’epoca ero molto insicura, non mi rendevo conto del subbuglio che creavo. Mi dicevano: “Ho fatto bellissimi sogni grazie ai tuoi film”. “Hai dormito bene? Sono contenta”, rispondevo. Nulla a che vedere con 50 sfumature di oggi. L’ho iniziato e dopo due giorni ho buttato il libro nell’immondizia. Ma davvero il sadomaso è una moda? Ma che schifo. E poi odio quel modo di trattare la donna».
Ha lavorato con Marcello Mastronianni, John Wayne, Gastone Moschin. Si è mai innamorata di un partner dei suoi film?
«Macché, avremmo fatto la lotta per dividere lo specchio. Non erano adatti a me. Non capisco come facciano a funzionare le coppie di attori, infatti i matrimoni durano poco».
E un partner che le stava particolarmente antipatico?
«Yul Brynner. Un giorno ero in camerino a studiare la parte e avevo sentito che era stato brutale e molto maleducato con la sarta del film. Le aveva buttato addosso i calzini puzzolenti per lavarli o una cosa simile. Mi sono arrabbiata. Allora gli ho fatto recapitare un cesto di fiori a sfregio: sapevo che era superstizioso. È stata la mia vendetta».
È stato difficile fare la mamma con il suo lavoro di donna di spettacolo famosa e sexy?
«Difficile come qualsiasi mamma che lavora. Ho sempre saputo distinguere i ruoli e non ho mai frequentato il mio mondo. Certo, ci sono stati dei problemi a scuola legati ai miei film. I ragazzini sentono i discorsi dei genitori e li riportano ai figli. “Vero che tua mamma ha baciato tanti uomini?”, chiedevano ai miei. Per i maschi non è una cosa facile capire che il lavoro della loro mamma non c’entra con loro. Hanno avuto problemi psicologici quando erano ragazzi, ma poi sono stati superati».
Dopo 31 anni si è separata da suo marito, il produttore napoletano Gigi Borghese. Oggi ha un nuovo amore?
«Amore è una parola grossa. L’ho avuto una volta… Oggi parlerei più di amicizia, di compagno di vita. Un rapporto tra due persone che si rispettano, che hanno cose in comune e camminano mano nella mano. Senza l’impegno del matrimonio. Non riuscirei più a vivere con qualcuno e sposarmi. Una persona nella mia vita c’è, ma è un legame tranquillo e piacevole, ognuno sta a casa sua e quando abbiamo voglia ci vediamo».
Diciamo che, a differenza di tante donne della sua età, non ha mai frequentato un toy boy.
«No, ma va, ho un figlio di quasi quarant’anni. Non mi ci vedrei».
Le hanno mai proposto un reality show?
«L’Isola dei famosi, due volte. Ma io dico: ho sempre protetto la mia pelle dal sole e ho una bella pelle. Ho sempre bisogno degli occhiali, di mangiare in un certo modo. E vado a distruggermi per due chicchi di riso e mezzo cocco? Non potrei stare in mezzo a delle ragazzine pronte a tutto per la fama, ho visto tali cattiverie fatte contro donne della mia età. E poi le liti, i pettegolezzi…Se avessi bisogno di soldi vivrei a pane e burro e marmellata ma in un reality non andrei mai. Non ho proprio capito Catherine Spaak».
Sente ancora Quentin Tarantino, suo grande fan?
«No, ho chiuso con lui. Mi sono arrabbiata. Mi piace la coerenza e le buone maniere, me ne ha fatte 3 o 4 di seguito, tipo appuntamenti e bidoni, e ho detto basta».
Eppure Tarantino…
«Sì, e lo ringrazierò sempre: mi ha citato come sua icona degli anni Settanta, cose che di solito si dicono a chi è già morto, e gli sarò sempre grata. Il Festival di Venezia non mi aveva mai invitata e quando è andato Tarantino ha detto: “Non vengo se non c’è anche Barbara Bouchet”. La mia grande rivincita. Putroppo poi non si è comportato da amico e abbiamo chiuso».
Qual è un suo sogno, professionale o non?
«Non ho mai fatto un film western ma non lo definirei un sogno. Vorrei fare un film che riscatti tutti quegli anni di commedia: non sono considerate vere prove d’attore. Mi manca una veste drammatica, un ruolo da brutta. La consacrazione per alcune attrici è stata così, vedi Charlize Theron con Monster e Virna Lisi in La regina Margot. Nello spettacolo teatrale non sono quella che fa ridere, sono la dura, la tosta. Ecco, vorrei fare lo stesso al cinema».
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