Downton Abbey, quinta stagione su La5: anche i nobili lavorano

18 Ott

Il mio pezzo oggi su Libero su Downton Abbey.

Se da un lato Barack Obama va pazzo per gli intrighi della Casa Bianca raccontati nella serie House of Cards, nel Vecchio Continente, in Gran Bretagna, la Regina Elisabetta II non perde una puntata di Downton Abbey, la superba saga che dipinge il mondo dei nobili inglesi e dei camerieri al loro servizio, una delle serie più apprezzate di sempre.

Addirittura, pare che Sua Maestà si diletti a scovare le inesattezze storiche (poche, in realtà) presenti nel racconto nato dalla penna dello scrittore Julian Fellowes. D’altra parte è nota la passione di Kate e William per Downton Abbey: addirittura, la principessa ha fatto visita al set lo scorso marzo, poco prima che nascesse la sua seconda bambina.

Su La5 (e non più su Rete4) andrà in onda da stasera, ogni domenica, la quinta stagione, a pochi giorni dalla messa in onda in Gran Bretagna della sesta e – purtroppo – ultima. La storia della nobile famiglia Crawley e della sua nutrita servitù, talvolta più conservatrice e rigida degli stessi «padroni», è arrivata al 1924.

Nel Regno Unito è stato appena eletto un governo laburista e il mondo sta cambiando in modo minaccioso (per alcuni) e inesorabile: le donne lavorano, i nobili pure, l’aristocrazia ha sempre meno possibilità economiche per conservare un personale abbondante. «Vivere senza maggiordomo? Senza valletto, senza qualcuno che mi veste: inaccettabile», lamenta l’anziana Lady Violet (la strepitosa Maggie Smith), colei che farà più fatica ad accettare la modernità.

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Lady Violet avrà, finalmente, un corteggiatore tutto per lei, un nobile russo che fu il suo primo amore e che ancora avvampa per l’ottuagenaria nobildonna (ma non sveliamo troppo). Lady Violet e suo figlio, il capofamiglia Robert (Hugh Bonneville), sono i personaggi più legati alla tradizione, per loro è difficile adattarsi ai tempi. La moglie di Robert, Cora (Elizabet McGovern), forse perché ha sangue americano nelle vene, invece si evolve, desidera essere considerata per le proprie opinioni e non solo perché è la «moglie di».

Cambia anche colei che è un po’ il cuore di Downton Abbey, Lady Mary (Michelle Dockery): all’inizio dura e scostante, dopo la morte dell’amato marito Matthew si adatta, si dà da fare, si ritaglia un impiego nella tenuta, ma fatica ancora a trovare un uomo all’altezza con cui risposarsi (anche se non disdegna le scappatelle, cosa decisamente inappropriata, per l’epoca).

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Mary è forse il personaggio più interessante di tutti. E quello più moderno, non solo perché a un certo punto opta per un taglio corto che getta scompiglio in famiglia. Forse perché, tutto sommato, essere single non le dispiace. Spiega la Dockery: «Mi piace interpretare Lady Mary perché è complicata, proprio come molte persone».
Cambiano anche i domestici, la “sguattera” Daisy si mette a studiare matematica e sogna un futuro indipendente, l’integerrimo maggiordomo Carson addirittura si innamora. Non cambia molto, purtroppo, la sorte della bruttina Lady Edith, sorella di Mary, che è e rimane la «Fantozzi di Casa Crawley»: l’uomo che ama sparisce nel nulla, lei resta incinta e la sfortuna la tormenta. A Downton Abbey irrompe il nazismo ai suoi albori: si scopre che dietro alla sparizione di Gregson, l’amante di Edith, appunto, c’era il famigerato Putsch di Monaco, il tentativo fallito di colpo di Stato organizzato e attuato da Adolf Hitler assieme ad altri leader del Kampfbund.

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Le cose vanno meglio a Lady Rose, un personaggio che piano piano ha conquistato un peso maggiore all’interno della storia: giovane, ribelle, un po’ svampita, è cresciuta a Londra e la campagna le sta stretta. «Ma anche lei cambia», spiega Lily James, l’angelicata attrice che la interpreta, già Cenerentola nell’adattamento cinematografico di Kenneth Branagh, «sono successe tante cose, non ha più la smania di Londra, vive serena e tranquilla, pensa agli altri e si impegna nel sociale. E poi si innamora».
L’amore, il potere, i costumi e le battute folgoranti di Lady Violet («Un vero inglese non si permetterebbe mai di morire a casa di ospiti», disse nella prima stagione) fanno di Downton, lo show non americano più candidato nella storia degli Emmy Awards, una serie unica. Certo, il ritmo delle prime stagioni è lontano. Qualcuno la chiama soap opera. Forse, ma di altissimo livello

 

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