Barbara Palombelli: “Meglio Forum della presidenza Rai”
23 Nov
La mia intervista su Libero a Barbara Palombelli.
«Nella mia tomba, anche se non avrò una tomba, vorrei fosse scritto: sono stata libera». Romana, moglie dell’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, mamma di quattro figli, gli ultimi tre adottati, Barbara Palombelli per pagarsi gli studi ha fatto la commessa, la standista, l’animatrice, la ricercatrice universitaria. Poi la lunga cavalcata nel giornalismo. Ha scritto sull’Europeo, Il Giornale, Il Corriere della Sera, La Repubblica, poi ancora Il Corriere e Il Foglio. Ha fatto la giornalista in radio e in tv, da Domenica in a La7 infine a Mediaset, dove oggi lavora. Conduce il tribunale di Forum da tre anni, tre ore di diretta al giorno, su Rete 4 e Canale 5: tra dispute su eredità, inquinamento, fecondazione assistita, temi etici, violenza sulle donne (su questo tema, domani, è allestito uno speciale di seconda serata con testimonianze e approfondimenti, su Canale 5) dice che presentare «Forum è come realizzare una grande inchiesta sull’Italia».
E cosa dice la pancia dell’Italia?
«Le questioni, terrorismo a parte, oggi sono principalmente due. Le coppie che si separano e che, con figli o meno, non ce la fanno ad andare avanti; e la disoccupazione giovanile, che tanto giovanile non è, visto che ci sono trentenni che si aiutano con la pensione della nonna».
Chiedono più aiuto a Forum che alla politica?
«La conflittualità che una volta si riversava verso l’esterno i sindacati, la politica, le manifestazioni, la piazza adesso si concentra all’interno. La caccia alla sopravvivenza è un affare di famiglia. Se perdi il lavoro e passi dal benessere alla povertà, magari ti ricordi che tuo fratello ha avuto un’eredità più ricca della tua e allora vai a bussargli alla sua porta. A Forum ci sono casi così, più o meno drammatici».
Quante mail ricevete al giorno?
«Ottocento, più o meno. Mai una volta che qualcuno, tra i protagonisti o tra il pubblico, chiedesse sostegno ai politici. Non c’è nemmeno più la rabbia. Gli italiani non hanno più fiducia. Tanti vogliono mandare i figli all’estero: una signora ha scritto del suo dispiacere nel vedere sua figlia, con due lauree, emigrare a Londra per fare la cameriera».
Però tanti, come Matteo Salvini, pensano di parlare alla pancia del Paese.
«Dopo gli attentati tutti sperano in maggiori controlli. Nelle tre ore di diretta di Forum ho dato tutti gli aggiornamenti e le notizie, ma non ho cambiato la scaletta, le abitudini: lo vedrei come un cedimento. Ma sono allibita».
Da cosa?
«Tutti noi siamo controllati, schedati: dal codice fiscale alla Sim del telefono, dalla partita Iva al geolocalizzatore del cellulare fino alla targa dell’auto. Però, ai semafori, ci sono persone che non sappiamo chi siano. Io voglio sapere se il lavavetri si chiama Mario o Mustafà. Ci vorrebbe la parità, o no? Questi attentati, e il prossimo Giubileo, vorrei fossero l’occasione per dare un’identità a questi fantasmi. Un nome e un cognome».
Sembra quasi una di destra.
«Sono mamma di un ragazzo di colore, quindi il razzismo è la cosa più lontana da me. Dico solo che oggi non si può essere fantasmi, per la pace di tutti, compresi quei tantissimi immigrati onesti. Sarebbero felici pure loro di un po’ di schedature in più. E i non regolari vanno espulsi».
Quindi se a Forum avesse da un lato un fanatico delle frontiere aperte e dall’altro un “leghista”, chi farebbe vincere?
«Io nessuno, decide il giudice in base alle leggi italiane. Ho affrontato tanti temi etici, con in studio rabbini e musulmani, insomma tutti i punti di vista».
Su Facebook ha scritto: «Basta retorica sui terroristi». A che cosa si riferiva?
«Li abbiamo fatti crescere noi gli oppositori di Assad in Siria, quindi non mi va bene vedere i governanti del mondo, oggi, piangere al G20. Gli attacchi di Parigi hanno colto talmente di sorpresa che in 24 ore hanno preso tutti, sapevano dove si nascondevano, ed è finito il film. Conoscevano il bar dove si spacciava, dove si vendevano i kalashnikov. Tutti sapevano tutto, piangere è ipocrita. Siamo tutti finanziatori, nessuno si è mosso. D’altra parte anche in Italia avevano lasciato crescere le Br…».
Però Matteo Renzi dice no alla guerra.
«Nemmeno io credo che la guerra con gli scarponi nel deserto sia praticabile. Ci sono tanti modi di fare la guerra. Penso alla cyber-guerra, spegnere la loro rete internet, interrompere le comunicazioni, disarmarli. Ci sono mezzi più sofisticati per annientarli. Eppure…».
Cosa?
«Oggi la polizia postale non mi sa dire chi c’è dietro le pagine Facebook che portano illegittimamente il mio nome. Paolo Bonolis ha dovuto fare una rogatoria internazionale per scoprire che falsi siti su di lui sono stati costruiti in Canada».
Ma lei è pro o contro Renzi? Alcuni mesi fa, su di lui, ha scritto che «le bugie non pagano, alla lunga».
«Non sono né pro né contro… Bisogna vedere cosa succede con la Finanziaria, ho dei dubbi. Voglio capire se c’è uno scambio tra la sanità e le tasse. Poletti dice una cosa, Boeri un’altra. Il canone della bolletta, quanti canoni devi pagare? Ho delle perplessità. Non credo nei miracoli dell’Inps».
Tra gli ultimi tre premier, Monti, Letta e Renzi, chi le piace meno?
«Butto tutti e tre dalla torre. Non ho mai creduto in niente, tutta la mia vita professionale è stata così. Mi sono sentita sempre un cane sciolto. Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi direttori, da Lamberto Sechi a Indro Montanelli, che mi hanno insegnato che gli editori passano ma il pubblico resta. Ho raccontato i capi politici, da Spadolini a Berlusconi, tentando di pormi dalla parte del lettore. Cercando di metterli in difficoltà, cercando il lato debole, visto che quello forte è raccontato dal tg delle 20. La carta stampata invece è più corsara».
E le manca? Quasi un anno fa si è auto-rottamata da Il Foglio per fare largo ai giovani.
«Sì, un po’. Ma riprenderò. Sto scrivendo. Un libro per Mondadori, un’autobiografia più umana che professionale. Davvero adesso faccio troppe ore di diretta tv: due volte al giorno, Forum è una grande macchina».
L’estate scorsa Silvio Berlusconi aveva fatto il suo nome per la presidenza della Rai. Perché non ha accettato?
«È vero, me l’hanno chiesto, ma non Berlusconi in prima persona. Era la fine di agosto, avevo tutto pronto per Forum, per senso del dovere sono rimasta a Mediaset. Ma mi è dispiaciuto, sono entrata in Rai nel 1977, ci sono stata a lungo. A Mediaset sto bene, benissimo, ho firmato per altri due anni. Molti programmi in Rai e su La7 sono registrati e precotti, qui è tutto in diretta e non mi hanno mai detto cosa dire o chiesto cosa avrei detto».
E suo marito Francesco Rutelli come ha preso il suo rifiuto alla Rai?
«Non è che lo sto tanto a sentire. Mi ha detto “fai quel che ti pare”».
Rutelli, su Repubblica, si è apertamente schierato con Alfio Marchini, candidato sindaco di Roma. Anche lei?
«Non lo so, non voglio copiare le idee di mio marito. E poi adesso sarebbe una scelta al buio, non ha ancora una squadra. Non basta una persona per rimettere a posto Roma. Siamo diventati il Medio Evo. Roma è una città morta, spero che si risvegli».
Ma non pensa che verso l’ex sindaco Ignazio Marino ci sia stato un po’ di accanimento?
«La liberazione è stata tutto merito di Papa Francesco. Se aspettavamo il Pd diventavamo vecchi. I romani possono sopportare tutto tranne di essere patetici e ridicoli. Nel 2013 comunque avevo votato per Marchini».
Vittorio Feltri una volta ha scritto: «Nella vita Francesco Rutelli non ha fatto nulla di eccezionale tranne sposare Barbara Palombelli».
«Feltri è un amico. La pensiamo all’opposto però. Lui, Giuseppe Cruciani, Roberto D’Agostino, e ovviamente Montanelli, Biagi, Scalfari: credo di fare parte di una categoria in estinzione di chi fa il giornalista perché si diverte ma non crede in nulla. Non etichettabile».
È libera, ha amici a destra e sinistra, è ligia sul lavoro. Non ne esce un po’ perfettina? Ci dica ora i suoi difetti.
«Impaziente, volubile, impulsiva, depressa. Tutti i giornalisti sono depressi: reagiscono scrivendo».
E i suoi figli? Faranno i giornalisti o i politici come suo marito?
«I miei figli sono già grandicelli. Io sono già nonna di un nipotino di 4 anni. Giorgio fa il giornalista dopo aver abbandonato il lavoro di avvocato: non so dirle quanto mi è dispiaciuto. Le mie due ragazze, Serena e Monica, fanno le estetiste, la loro vera passione. Francisco, l’altro mio figlio, ha iniziato a lavorare nel cinema, ma quando è arrivata la crisi ha preso il diploma di chef. La passione politica non c’è più tra i giovani. Faccio fatica anche a farli votare».
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