And Just Like That, perché il nuovo Sex And The City non è da buttare via

7 Feb

Chi non ha ancora visto il finale di And Just Like That non vada oltre, perché questo scritto contiene uno spoiler dopo che su Sky è andato in onda il decimo e ultimo episodio. Uomo avvisato mezzo salvato.

Ma prima mi concedo un passo indietro sul nuovo capitolo di Sex and the city, quello in cui the slutty one Samantha Jones non è presente, ma “appare” solo sotto forma di sms con la protagonista Carrie Bradshow, dopo che ha deciso di mollare le amiche e trasferirsi a Londra (Sarah Jessica Parker e Kim Cattrall, le due protagoniste, non si possono vedere).

Ci sono però tutte le altre, e anche qualcuna in più: Charlotte sempre mamma-moglie-amica perfetta alle prese con una figlia, Lily, che vuole essere un maschio, Rock, e lei non sa bene che fare; c’è Miranda, non più rossa ma sale e pepe, come va di moda oggi, che s’annoia a morte col marito Steve, alza il gomito durante e dopo il lockdown, e si innamora di Che Diaz,  non binaria e bisessuale (pure lei).

Ecco, la tematica Lgtb è trattata con più abbondanza che al Gay Pride, non si sono fatti mancare nulla gli sceneggiatori della serie: la figlia di Charlotte, l’amante di Miranda, il rabbino trans, Anthony e Stanford Blach che a un certo punto scompare per un motivo molto triste: l’attore Willie Garson, come molti sapete, è morto.

Le assenze, nel Sex and the city della menopausa, sono più pesanti delle presenze: una su tutte, ovviamente, quella di John meglio noto come Mister Big. Muore alla fine della prima puntata, e nei mesi successivi Carrie cercherà pigramente di riprendersi dal dolore e rifarsi una vita. E’ una scrittrice famosa, adesso dà la voce a un podcast sulle relazioni e il sesso, ovviamente. Decidere di sopprimere un personaggio così importante ha reso possibile nuove tematiche e sviluppi narrativi e la trovo una scelta sensata.

La malinconia che accompagna la visione della serie Hbo è inevitabile, vediamo le protagoniste ormai 55enni con ginocchia cadenti, botox fatti male, vampate e compagnia cantante (chi non invecchia?), ma questa malinconia passa presto perché And Just Like That fa anche ridere, sorridere, rilassare, certo non ha la carica rivoluzionaria dell’originale di fine anni Novanta, ma non è malaccio. C’è anche un tris di nuovi personaggi femminili che accontenta tutti: l’amica di origini indiane di Carrie, quelle afroamericane di Charlotte e Miranda.

Ma il finale, a mio avviso, ha un pizzico di pepe decisamente fuori da questa attenzione per la correttezza e il politically correct: Carrie alla fine bacia in bocca il suo capo, colui che l’ha appena promossa con un podcast tutto suo, un bacio travolgente in ascensore dopo aver finito il lavoro, tiè. Non male: dopo il tornado MeToo che ha spazzato via tutta la letteratura delle relazioni sul lavoro, criminalizzato i flirt tra capo e dipendente così come le avance in ufficio, parlato di disequilibri di potere ecc. Beh, bella idea, bravi.

Voto: 7

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