Arabia Saudita, tutta le verità sulle donne e il velo (e pure le minigonne)
19 Mar
“Arabia Saudita? Quindi devi andare in giro col velo?”. E’ la prima domanda, puntuale e con sguardo abbastanza terrorizzato, che fanno quando scoprono che ti sei trasferita qui in Medioriente, vicino alla Mecca. La seconda: “E come si sta a Dubai?”. No. “Dubai si trova negli Emirati Arabi, è quella dove si scia nel centro commerciale, io sono a Jeddah”, puntualizzi.
Il velo delle donne comunque resta la curiosità maggiore e la risposta è no, non è obbligatorio, men che meno per una occidentale, ex-pat come me. E non lo è nemmeno per le saudite, che però ancora lo indossano parecchio, capelli e volto, più che per scelta che per obbligo, soprattutto se andiamo nelle zone più popolari come la città antica Al Balad e La Corniche, il famoso lungomare dove la sera le famiglie organizzano pic-nic con tappeti, divanetti, ogni genere alimentare per godere l’unica ora all’aperto della giornata e il tramonto sul mare, lasciando auto aperte con chiavi dentro, tanto qui i furti non esistono.
L’universo femminile è polifonico, come altrove. Amina B., insegnante di zumba, è originaria del vicino Yemen (come gran parte dei sauditi), è molto giovane, ha un corpo atletico, insegna solo alle donne e sul profilo Instagram che promuove la sua attività mostra pochissimo: inquadrature strette sulle scarpe da ginnastica che saltellano a ritmi caraibici, zoom sulle mani in movimento, video da lontano, sfocati, in cui nessuna si riconosce. Non vuole o non può farsi foto con tute aderenti, la famiglia è molto religiosa e tradizionale. Zyna T. è più aperta, non copre né capelli né volto, è una delle make-up artist molto richiesta e focalizzata sugli affari, collabora con le sfilate, non appare mai sui social dove esibisce solo foto di modelle da lei truccate: “Mio marito è aperto ma preferisco così”, dice. Le mostro una foto del trucco della nostra Chiara Ferragni e lei, vedendo come è (non) vestita strabuzza gli occhi.
Quasi nessuna signora esce di casa senza l’amata abaya, una sorta di kimono tipico saudita, che da abito tradizionale è diventato uno status symbol e anche un ottimo modo per essere sempre a posto nonostante sotto, magari, sei ancora in pigiama. Zyna H., a differenza di Amina, scopre volto e capelli, con la chioma sciolta. Così come Alaa E., originaria del Nord, che ha studiato nelle scuole internazionali, è laureata in marketing, conosce l’inglese e il francese e quando parla è indistinguibile da una americana. “Noi saudite amiamo l’abaya, guarda questa abbinata ai pantaloni uguali, carina eh?”. E ce ne sono di costosissime, meravigliose, piene di brillocchi, più di una volta ci ho fatto un pensiero. In teoria, è vietato per le donne mostrare ginocchia e gomiti, ma da quest’anno è stata sdoganata la T Short mentre è ancora sconsigliato andare in giro con minigonna e canotta.
Da due anni qui si tiene il Festival Internazionale del Cinema, il Red Sea Film Festival: nel 2021 tutte le attrici o influencer erano castigate, quest’anno Naomi Cambpell aveva una scollatura vertiginosa sul davanzale, impensabile fino a ieri. Come le minigonne. Pochi giorni fa a Kaec (King Abdullah Economic City) si svolge un torneo internazionale di golf, l’Aramco Saudi Ladies, con un premio da un milione di Sar, e per la prima volta le atlete che venivano dall’Europa o dagli Usa avevano la gonnellina cortissima senza il leggins sotto per coprire le gambe. Segno dei tempi.
Prima delle riforme del principe e della Vision 2030 era vietato prenotare un albergo in coppia se non eri marito e moglie: alla reception, era richiesto il certificato di nozze. Ora non più. Un’apertura che ha coinvolto prima gli stranieri e ora anche i sauditi. Prima di questo Nuovo Rinascimento (parole dell’ex premier Matteo Renzi), alle donne non era permesso guidare l’auto, ora sfrecciano per le vie senza cartelli stradali e costellate di inversioni a U, alcune sono davvero spericolate forse per bilanciare anni di proibizioni.
Miriam L., ad esempio, ha la passione per i motori e circola con una auto d’epoca super rombante che è anche la foto dello schermo del cellulare. Guidare è libertà ed è stato uno dei passi più importanti e simbolici. Come quello di abolire la divisione nei locali pubblici delle due sezioni: family (donna, marito, figli oppure donna con fratelli maschi) e single (solo uomini). Oggi le amiche si trovano al bar non dico a fare l’aperitivo (l’alcol è vietatissimo) ma a gustare qualche bevanda super zuccherata e a fumare la shisha, e coloro che escono con il volto scoperto mostrano con una certa fierezza di aver fatto visita al chirurgo plastico, probabilmente tutte lo stesso.
Esistono ancora separazioni rigide nelle moschee e nelle palestre: sezione uomini e sezione donne. Ci sono le Spa femminili e le Spa maschili. Ogni tanto nei corsi yoga si presentano con il velo in testa, come ci riescano è mistero fitto. Capita ancora che i papà vengano rimbalzati nei parchi giochi per bambini perché aperti solo alle mamme o alla tata, in particolare quelli all’interno dei mall più vecchi, tipo Tahlia o Haifa Mall.
Ci sono spiagge “all’occidentale”, come lo Sheraton o La Plage, dove il bikini è libero, arrrivano tedeschi, italiani, americani, libanesi. Ci sono club ad iscrizione annuale dove si entrano se si è soci: qui le saudite vanno tranquillamente in due pezzi, a caro prezzo: ci sono circoli la cui retta annuale arriva a 50 mila euro. Siamo in uno dei paradisi dello scuba diving: sul Mar Rosso, dove la barriera corallina meglio tenuta rispetto a Sharm El Sheik. Scambiarsi effusioni in pubblico è ancora vietato, come in altri Paesi islamici.
Altro mito da sfatare: i sauditi hanno due mogli e la donna sta zitta e buona. Falso. Spiega Leila Hafiz, mamma italiana e papà saudita, nonno pioniere dell’editoria del Regno, unica guida turistica in lingua italiana certificata nella zona di Jeddah: “L’Islam contempla fino a quattro mogli, ma è infrequente trovare situazioni simili. Alle donne non va bene per niente. Succedeva più nel passato quando se eri donna e se eri single non te la passavi bene, oggi è tutto diverso”.
C’è un mondo sotterraneo, in casa propria ovviamente sono tutti liberi e libere. Il giovedì sera spesso si organizzano incontri tra amici nelle proprie abitazioni. Ghalia G., giovanissima saudita fidanzata con un italiano, durante una cena ha deliziato i presenti ballando danze locali, simili a quella del ventre, con un abitino corto e le spalline che ogni tanto cedevano. Nel 2023 non dovrebbe certo scandalizzare vedere una signora poco vestita, eppure la cosa cattura l’attenzione. La scala verso il futuro è ancora lunga, ma tanti gradini sono stati costruiti.
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