Bella la serie tv Aquarius, su Charles Manson. Incontro con il protagonista

24 Set

Il mio pezzo oggi su Libero sulla serie tv Aquarius.

«Voglio essere più famoso dei Beatles», ripete Charles Manson in diversi passaggi della serie tv Aquarius. E in effetti ci è riuscito, ma non per meriti musicali. Fallito come cantante, ripiega nel campo degli omicidi, e lì una certa fama la ottiene. Quando il 9 agosto 1969, nella sua villa a Los Angeles, la bellissima Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, fu uccisa all’ottavo mese di gravidanza da uno dei seguaci di Manson, il suo nome divenne popolarissimo. Tragicamente popolare.

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Oggi Manson è un ottantenne che sconta il carcere a vita dopo essere stato giudicato il mandante di nove omicidi alla fine degli Anni Sessanta. All’epoca, a Los Angeles, era un trentenne belloccio, spacciatore, guru, santone, adescatore di minorenni, hippy e aspirante popstar. A dargli il volto, in tv, dal 14 ottobre su Sky Atlantic, ci sarà l’attore inglese Gethin Anthony, famoso dopo il ruolo di Renly Baratheon in Trono di spade. Interpreta un Manson intenso e seducente, forse troppo, visto che si tratta pur sempre di un pazzo serial killer. Nella serie, ben fatta soprattutto nelle musiche e nell’ambientazione vintage, recluta ragazzine, uccide, allestisce una “comune” in una Los Angeles in fermento, tra scontri con la polizia, coprifuoco e manifestazioni anti-Vietnam. Sulle sue tracce, un poliziotto interpretato da David Duchovny (X Files).

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Anthony è a Milano, parlare di Aquarius e della sua prova d’attore. «Ho studiato molto per la parte», racconta, «di Charles Manson conoscevo quello che sanno tutti: gli omicidi, il carcere. Non sapevo, ad esempio, che volesse fare il cantante e che ha anche inciso qualcosa, i cui diritti ora vanno alle vittime dei suoi crimini. Il creatore della serie, John McNamara, dava a me e ai colleghi i compiti a casa: libri, documentari, video su Youtube, le sue canzoni. Per me è stata una sfida». A novembre l’attore tornerà sul set per la seconda stagione, si è fatto crescere (di nuovo) barba e capelli per la parte. Ha imparato a suonare la chitarra. La cosa che lo ha affascinato di più è stata quella di immergersi in un’epoca storica intensa come gli Anni Sessanta: «La prima stagione è ambientata nel 1967, la seconda l’anno successivo; la serie non è tanto la storia di Manson quanto un affresco su Los Angeles, sull’America dei cambiamenti sociali».

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Non c’è il rischio, dicevamo, di trasformare uno dei killer più celebri d’America in un personaggio affascinante? «Nelle stagioni il suo ruolo cambia e anche il modo con cui viene raccontato», si difende Antony, «certo, il pubblico è sempre affascinato dal sangue, dai drammi, dai delitti. Io, ad esempio, non vedo l’ora di vedere Narcos. La violenza in tv è diffusa, ma non vorrei che Aquarius fosse considerata solo per questo aspetto».

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