Checco Zalone è il nuovo Fantozzi: un classico

5 Gen

Prima di andare al cinema per Quo vado?, il nuovo film di Luca Medici alias Checco Zalone, mi ha colpito una cosa. Che anche i miei nipoti di 10 e 13 anni lo siano andati a vedere e soprattutto che si siano divertiti, e molto. Erroneamente credevo che la comicità di Zalone non fosse per bambini, troppo cinica, e invece, a parte alcune battute sull’attualità e sulla politica, i ragazzini lo hanno apprezzato molto.

Quindi penso che Zalone possa diventare un nuovo Ugo Fantozzi, la saga cinematografica sul ragioniere sfigato diventata un classico per diverse generazioni. O forse lo è già.  Se Fantozzi era la vittima del posto fisso e del cartellino che andava timbrato ogni mattina, Zalone è l’eroe del posto fisso, fiero e orgoglioso di essere un italiano, un italiano medio. Fantozzi era sbertucciato dai colleghi, maltrattato dai capi, Zalone invece frega tutti. E la Pina della situazione, lui, non ci pensa proprio a sposarla.

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Nel film Quo Vado?, a causa dell’abolizione delle province, Checco deve lasciare il suo posto sicuro, ma non ci pensa proprio a firmare le dimissione. Nemmeno di fronte a ricchi assegni, a liquidazioni, a trasferimenti al Polo Nord o nel profondo Sud. “Il posto fisso è sacro”, gli dice Lino Banfi, politico della Prima Repubblica.

E così Zalone deve  espatriare in Norvegia, dove le temperature sono polari e il sole quasi non esiste. Ma ha il posto fisso. Qui è costretto a diventare una persona “civile”, è una grande fatica, ma poco alla volta perde le sue abitudini tutte italiane: smette di suonare il clacson se davanti a lui la macchina non parte con il verde, rispetta la fila al supermercato, stira e cucina per la compagna.

Ma poco alla volta la nostalgia di casa si ri-impossessa di lui.

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Quo vado? è molto divertente. Al quarto film, Zalone non perde il tocco magico. Luca Medici è stato bravo, in questi anni, a non inflazionarsi, ad andare poco in tv, a trasformare ogni sua apparizione nelle sale in un evento. I 22 milioni di euro nel prima week end ne sono la prova. La sua comicità è pungente, spietata, a volte imprevedibile, con la sola mimica facciale garantisce l’ironia. E’ un grandissimo. E ha coraggio: trovatelo un altro che prende in giro gay, islamici, migranti e pure i mafiosi.

Come Paolo Villaggio all’epoca, Luca Medici è riuscito a fare un ritratto perfetto del Paese. Bravissima anche Sonia Bergamasco nel ruolo della responsabile del ministero che deve convincere Zalone a firmare le dimissioni.

Alcune settimane fa, a una cena, un amico mi disse che lui evitava di andare a vedere Zalone al cinema. Gli sembrava troppo realistico ma deprimente il ritratto che fa degli italiani, egoisti, meschini, opportunisti. “Nel cinepanettone i personaggi sono più sempliciotti, innocui, preferisco questo genere”, mi disse. Ecco: il successo di Zalone sta tutto qui, gli italiani si rispecchiano in lui. Purtroppo o per fortuna.

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