Fiorucci e Milano per una ragazzina degli anni Ottanta
21 Lug
Rischiando di essere banale, retorica e poco orginale, spendo due parole su Elio Fiorucci. Io credo che Milano gli debba molto, moltissimo. Riflettendo su quello che hanno scritto in molti, anche io posso affermare che se da piccola, negli anni Ottanta, mi sono innamorata di questa città, della moda, dei colori, dell’atmosfera effervescente e creativa, oltre che all’Università lo devo a quel negozio delle favole che, all’angolo di Piazza San Babila, su diversi piani, mi incantava ogni volta.
Fiorucci non era solo un negozio, il primo concept store italiano (credo), quello che oggi sono Excelsior e Corso Como 10 (ma più cheap). Era un piccolo mondo, una piccola Londra, soprattutto per chi come me arrivava dalla provincia, da Piacenza. Oggi lì c’è H&M, un marchio che tutti conoscono, un modello di street syle che credo debba molto a quei cuoricini, ai nanetti e agli angioletti che erano simbolo di Fiorucci. Ricordo che mi imbarazzava un po’ vedere la foto del mitologico sedere con gli shirts di jeans strappati e quel poster con le manette rosa pelose…
Ancora oggi, in casa, conservo quelle fantastiche scatole di latta usate come contenitore di T-Shirt, rosa con gli angeli. Un cult di cui facevo la collezione.
Qui la storia di Elio Fiorucci raccontata dal Corriere. Una storia incredibile.
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