Fratelli unici: evitatelo se potete

12 Ott

Ieri sera nel buio della sala, mentre guardavo perplessa Fratelli unici al cinema, il mio pensiero solidale è andato agli attori italiani.   Che non devono essere in una posizione facile: alcuni di loro sono davvero bravi, oltre che belli, impegnati e cool, eppure sono in qualche modo costretti ad accettare ruoli e film imbarazzanti per poter campare. Come Fratelli Unici, appunto.


luca-argentero-miriam-leone-2

E’ un film desolante, stucchevole, banale, prevedibile, inutile. La solita commediola sulla canaglia che diventa bravo ragazzo, per semplificare. Raul Bova e Luca Argentero sono due fratelli che si odiano. Entrambi egoisti e aridi. Un giorno Bova fa un incidente in auto e perde la memoria. Non ricorda nulla, nemmeno il suo carattere, e questo non è un male. Perché diventa affettuoso e simpatico. Problemino: ha l’età mentale di circa sei anni quindi si fa leggere le favole dal fratello, che diventa suo tutore legale, non sa cosa vuol dire “demente”, non sa cosa sia un “bidet” quindi ci fa dentro i bisognini e saluta la gente con il dito medio dopo che Argentero gli ha spiegato che è un gesto gentile (la prevedibilità della scenetta è una cosa disarmante). Ovviamente è talmente puro che adesso sa cosa sia l’amore. E infatti di chi si innamora? Della sua ex moglie (Carolina Crescentini), rimossa causa botta alla testa, che aveva lasciato dopo una tresca di lei con Argentero. Il quale da single incallito, piano piano, diventa uno zuccherino e si lascia conquistare dalla vicina di casa maestra di yoga Miriam Leone (l’unica visione nel film che è valsa il prezzo del biglietto). Ormai non ricordo quante volte ho già visto Argentero in questo ruolo, probabilmente un milione. Raul Bova che fa i bambino è tremendo, è incapace di recitare anche quando tossisce.

000(186)

Al mio amico Alberto, di fianco a me in sala, pronosticavo con un anticipo di dieci minuti le evoluzioni della trama. E ci azzeccavo sempre, non perché sia un genio, ma perché di film italiani così ne avrò visti mille e sono tutti tristemente uguali. Sì, ce l’ho con il cinema italiano, e non ho paura di sembrare esterofila e di generalizzare: mi dispiace, ma il 90 per cento di esso è scadente, banale, brutto. I nostri sceneggiatori non ce la fanno a partorire storie diverse, originali, intelligenti. Ormai lo so ed evito con cura i film italiani (questo l’ho visto per caso: volevo vedere Lucy ma ho sbagliato orario e cinema).

Leggi la Tremenza-recensione di Under the skin con Scarlett Johannson.

 

 

No comments yet

Leave a Reply