Giovani si diventa (ma è patetico provarci) / Recensione
10 Lug
Ieri sera ho visto Giovani si diventa. Devo confessarlo: mi ispirava molto il titolo e, dall’intreccio, mi evocava atmosfere alla Woody Allen. Che, in effetti, c’erano. Una bella coppia newyorkese, in vista, invidiata, benestante e senza figli, forse per noia stringe amicizia con una coppia molto più giovane. Josh (Ben Stiller) e Cornelia (Naomi Watts) hanno infatti più di quartant’anni, mentre Jamie (Adam Driver) e Darby (Amanda Seyfried) sono due ventenni creativi, affiatati, piene di idee.
All’inizio l’amicizia funziona. I due “vecchietti” sono maniaci di Iphone e Netflix, mentre i giovani sono un po’ vintage: guardano Vhs e giocano a Monopoli. Sono stimolanti, una pacchia per due ultraquarantenni che non ne possono più dei loro amici che da quando sono diventati genitori parlano solo di poppate e pannolini.
La cosa diventente, woodyalleniana, è che Ben Stiller è un documentarista che da otto anni lavora al suo progetto, un polpettone sull’America e il potere “lungo sei ore di cui sette da tagliare”, come commenta suo suocero, più affermato di lui. Devo ammettere che le nevrosi, i tic, le fissazioni delle coppie moderne mi hanno fatto molto ridere, in sala. Ma a un certo punto il film diventa un po’ patetico quando il protagonista diventa invidioso e livoroso nei confronti del ventenne. Capisce che giovani si può diventare ma è abbastanza inutile farlo. Perché il tempo passa e indietro non si torna, anche se si indossano rollerblade e ci si veste da hipster.
Quando la coppia di quartantenni capisce questo, con rassegnazione ma anche con sincerità, fa la cosa che fanno tutti. Non dico cosa, per non rovinarvi il finale. Film divertente, comunque.
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