House of cards 4, livelli sempre altissimi

11 Mar

Ho iniziato a vedere la quarta stagione di House of cards e in pochi giorni mi sono trovata all’episodio numero 5, quindi è chiaro: la serie mi ha preso di brutto, come nei tempi d’oro, come quelle storie di cui appena termini un episodio ne vedi subito un altro. Era un po’ che non mi succedeva.

In onda come sempre su Sky Atlantic, la serie Netflix era arrivata all’epica lite tra il presidente americano Frank Underwood (Kevin Spacey) e la moglie Claire (Robin Wright), che dopo una vita passata come stratega, compagna, alleata numero uno dello spregiudicato marito, nonché fonte dei soldi che gli hanno permesso di realizzare la scalata politica, si stufa. Vuole saziare le sue di ambizioni.

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Non è facile, però, separarsi dall’uomo più potente del mondo e candidarsi a sua volta a un ruolo da protagonista assoluta in politica. I modi con cui Frank (che, va detto, è parecchio ingrassato rispetto alla scorsa stagione) può metterle i bastoni tra le ruote sono molteplici. Quindi si giunge a una tregua armata: Claire resta alla Casa Bianca e finge di essere la First Lady perfetta che è sempre stata, e il marito, che oltre ai problemi coniugali deve vedersela con una crisi diplomatica con la Russia, le promette di non uccidere nella culla i suoi sogni di gloria.

Ma la guerra da fredda diventa reale. Arrivano anche nuovi personaggi. La madre di Claire, una donna ricchissima che ha sempre odiato il genero, e una spin doctor molto sveglia e pronta a tutto (Neve Campbell), una “Doug al femminile”, che la First Lady arruola per arrivare in alto. Molto in alto. La carica politica a cui aspira la donna è inimmaginabile. Guardate House of cards per scoprirlo.

Certo, alcune cose mi hanno convinto poco. Senza spoilerare troppo, a un certo punto Underwood fa dei sogni in cui le sue vittime del passato tornano alla memoria, minacciose, inquietanti. Ecco, forse questa è la parte meno azzeccata della quarta stagione.

Ritorna un personaggio che abbiamo visto nelle prime serie:  Lucas Goodwin, finito in carcere l’accusa di cyberterrorismo. L’ormai ex giornalista dell’Herald era riuscito a ricostruire le malefatte di Underwood compreso l’omicidio della collega Zoe buttata sotto un treno della metropolitana. Grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Giustizia per inchiodare una banda di criminali, Goodwin esce di prigione finendo nel programma di protezione dei testimoni, inaccessibile persino al presidente. E medita vendetta.

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