Il nuovo film di Hugh Grant: gradevole come sempre
31 Ago
Sarà perché per Hugh Grant ho un debole, non sul piano fisico, ma amo le sue faccette, l’aria contrita e lo humor inglese; sarà perché avevo voglia di evasione e leggerezza, ma Professore per amore (The Rewrite) non mi è dispiaciuto. Qualche risata la strappa, e anche qualche sorriso amaro.
Il film, scritto da Marc Lawrence (lo stesso che ha firmato Two Weeks Notice e Scrivimi una canzone, entrambi con Grant), racconta di uno sceneggiatore premio Oscar che non azzecca un film dopo quell’unico capolavoro realizzato 15 anni prima. Fallito e a corto di ingaggi, perché il suo modo di far ridere (cinico, amaro, inglese) non è più al passo con Hollywood, che cerca solo storie con “ragazze cazzute” e buonismo femminista rassicurante, è costretto a lasciare la solare Los Angeles per la cupa Binghamton, paesone vicino a New York celebre per i panini di maiale e le giostre.
Qui si ricicla come professore di scrittura creativa all’Università. Un cambio di vita non proprio esaltante: tempo piovoso, freddo, copioni da leggere e correggere, regole rigidissime (come quella di non portarsi a letto le allieve), brividi zero. I momenti di maggior divertimento sono quelli in cui il cinismo di Grant e il suo spirito politicamente scorretto si scontrano con l’ottimismo tipicamente americano. E con la credenza che se ti impegni con tutta la tua volontà raggiungi i tuo sogni. Carini i battibecchi con la collega prof femminista e fissata con Jane Austen. Bravo anche J.K. Simmons (recente premio Oscar) nel ruolo del preside.
Ovvio, Hugh Grant, un po’ incartapecorito, non è ai livelli di Notting Hill o About a boy. Ma la leggerezza è assicurata.
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