Intervista a Barbara De Rossi
19 Dic
La mia intervista a Barbara De Rossi oggi su Libero.
Barbara De Rossi è stata licenziata dalla Rai (e sostituita con Asia Argento) ed è caduta in piedi. È uscita con fatica da una storia d’ amore malato e violento. E anche da una malattia piuttosto seria. È una sopravvissuta, ma non fa l’eroina, anzi.
Minimizza, guarda avanti. Attrice di fiction e teatro (il 6 gennaio va in scena con Il Bacio), conduttrice, mamma, è tornata in tv con Il Terzo Indizio, programma di docu-fiction sul tema del femminicidio realizzato da Videonews per Rete4.
Siete partiti con il 4.5% su Retequattro e la penultima puntata è da record di ascolti: 1.151.000 spettatori, con uno share del 5.71.Una rivincita su Asia Argento che ha preso il suo posto ad Amore criminale, su Raitre, ferma al 2%?
«Si può fare sempre meglio. Il programma è nuovo, ma soprattutto io sono nuova per Rete4 e devo farmi conoscere dal pubblico della rete. Il gruppo di lavoro è fantastico, quasi tutte donne. Quanto ad Asia, la polemica non esiste».
Beh, Barbara, non era felicissima quando la Bignardi l’ ha sostituita.
«Ci sono rimasta male, ma non ho avuto più tempo di soffrire, il giorno dopo ho ricevuto la telefonata di Mediaset e mi sono messa a costruire. Di Daria Bignardi preferisco non parlare. Anche se fossi rimasta senza la televisione, avrei fatto le stesse cose. Il mio non è un lavoro ma un impegno civile».
La lotta contro il femminicidio.
«La trasmissione tratta casi arrivati al terzo grado di giudizio. Più se ne parla e meglio è. Io mi batto dal 1998 da quando ho conosciuto Grazia Passeri, fondatrice di Diritti Civili nel 2000, quando ancora le statistiche non erano così schiaccianti. Mandavo lettere aperte al consiglio dei ministri. Poi il fenomeno è diventato devastante: 140 donne uccise nel 2013, faccia lei. Mi scrivono tantissime donne, Facebook lo uso per questo».
Quali sono i campanelli d’ allarme per gli uomini pericolosi?
«Non è facile coglierli, perché gli uomini sono bravissimi a possedere e dominare le donne. Fingono bene. Tutto può nascere da una semplice gelosia, frasi come “ti voglio tutta per me”. Poi le cose precipitano, si passa alla demolizione dell’ autostima, la donna diventa molto dipendente da lui, si isola dal resto del mondo. Un consiglio: cercare i fatti dalle persone, non le chiacchiere, cercare nelle maglie del sentimento le cose che fanno bene. Poi c’ è un problema».
Quale?
«Chi non vive in prima persona certi drammi non ne ha la percezione. C’ è un denominatore comune nelle donne vittime: il sentimento, questo annebbia».
La sua dolorosa esperienza personale – maltrattamenti e percosse del suo ex fidanzato, Antony Manfredonia, che ha denunciato quattro anni fa – come si inserisce in questa battaglia?
«Non entro nei dettagli della mia situazione personale ma adesso so davvero di cosa parlo. Lo sapevo anche prima, ma poi l’ ho vissuto in prima persona. E mi faccio portavoce. Da quattro anni attendo giustizia. Mi rendo conto che quando c’ è una violenza esplicita e minacce di morte si cerca una cosa sola: concretezza. Tante denunciano ma poi non si sentono protette. Le forze dell’ ordine dovrebbero avere più potere, ma c’ è la burocrazia. Antonella Russo (la 23enne uccisa a fucilate dall’ ex convivente della madre, ndr) la sera prima di morire era andata dai carabinieri ma non potevano fare nulla perché erano bloccati, serviva l’ ordine del magistrato».
Qualcuno protesta: anche gli uomini possono essere vittime di violenza.
«Lo so. Mi dispiace che certi uomini si sentano offesi o trascurati. È vero, subiscono stalking, le donne lo praticano in modo violento, ma l’ omicidio è più difficile. E comunque di casi al maschile ne abbiamo parlato: come nella prima puntata di Il Terzo Indizio, dove avevamo Patrizia Reggiani».
Cosa pensa, invece, della provocazione di Giancarlo Magalli, che ha detto: «Spesso dietro un uomo che picchia una donna c’ è una donna che non ha picchiato abbastanza un uomo. Il figlio».
«Non sono d’ accordo. È risaputo che i bambini che ricevono violenza poi, da adulti, tendono a praticarla.
Per questo si chiede aiuto alla scuola laddove nelle famiglie non c’ è la cultura del rispetto. Una lieve sculacciata ci sta, ma sono contraria alle mani addosso».
E dell’ operato del governo (ormai caduto) che cosa pensa? Maria Elena Boschi diceva di aver stanziato dieci milioni di euro in tre anni per i centri anti-violenza.
«Sono pochi. Una donna mi ha scritto: “Ho un bambino di tre anni, lui ci picchia entrambi, mi controlla il tempo che impiego a fare la spesa, non ho un euro, non so dove andare”. Servono case di fuga. Servirebbero tremila centri, invece ce ne sono 400, a volte lontano 300 chilometri da chi ne ha bisogno. Anche se la donna abbatte il muro della vergogna e denuncia, si trova in un casino doppio: è nella casa coniugale, e che fa? Chi la protegge?».
Allora è d’ accordo con Mara Carfagna che ha attaccato il precedente governo dicendo che ha dimenticato le donne e non promuove il numero di emergenza 1522?
«Non entro in politica, dico quello che bisogna fare. A quel numero a volte non risponde nessuno. È un numero meraviglioso ma non ci sono abbastanza turni. Mi danno per questo. La legge sullo stalking va rivista. Avevo intervistato una donna il cui uomo era stato condannato a un anno e otto mesi per violenza, ma che aveva detto: “Bene, ma quando esco la ammazzo”. Lei oggi va tutti i giorni a sparare al poligono di tiro e vive nel terrore».
Torniamo a lei. Come ha fatto a trovare un amore sano, il suo attuale compagno Simone Frantini, ex modello e imprenditore, dopo un amore malato?
«Nella sostanza della persona che trovi: lui sa prendersi cura delle mie ansie e delle mie preoccupazioni».
Nonostante tutto si sente fortunata?
«Sì. Ho 56 anni e ho fatto discrete esperienze di vita, anche se non ho avuto molti uomini. Non sono fan della solitudine, mi piace dare e ricevere. Oggi ho la consapevolezza giusta per assaporare una bella persona».
E il tempo che passa come lo vive?
«Ormai lo ho accettato ampiamente! Faccio sempre appello alle mie energie, la parte infantile cerco di mantenerla tutta la vita e mi preservo con una buona forma».
Da qualche anno è molto in linea.
«Sono dimagrita sei anni fa. Quando ne avevo 42 avevo un problema di salute, soffrivo di emorragie molto forti e prendevo un farmaco, il progesterone. Volevano farmi andare in menopausa e togliermi l’ utero, ma questa medicina mi ha salvato».
E poi?
«Sei anni fa ho smesso di prendere il farmaco: ero guarita. Quindi ho perso tutti quei chili che non erano miei, che non avevo mai avuto. Comunque non sono mai “rinata dopo la malattia”, come hanno scritto sul web, ho sempre lavorato, fatto Un ciclone in famiglia, le fiction, i film».
E le cicatrici dell’ anima? Quelle restano?
«Le cicatrici non vanno via. Le violenze non insegnano nulla, si subiscono. Ti lasciano un senso di sfiducia, fragilità, non rendono più forti ma più diffidenti. E l’ essere umano è nato per avere fiducia».
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