La mia intervista a Massimo Giletti
18 Ago
La mia intervista a Massimo Giletti su Libero.
Giletti, perché è finita tra lei e Alessandra Moretti? «Perché non mi vesto da ferrotranviere», scherza. E sorride. A Massimo Giletti puoi scucire poco sulla fine della sua love story con la bella europarlamentare del Pd, che ha dichiarato di essere ormai «solo amica» del conduttore Rai. Quando si parla di sentimenti, il mattatore dell’ Arena e degli speciali estivi sui miti della musica è estremamente schivo e guardingo. Decisamente più ciarliero, invece, quando si parla di tv, Rai e politica: Silvio Berlusconi lo vuole come candidato alla corsa di sindaco di Torino, nel duello elettorale del 2016 contro Piero Fassino. Lui conferma l’indiscrezione.
Come è nata la proposta?
«Nella logica di oggi, i partiti contano sempre meno, contano più le facce. Si rincorrono così i volti forti della tv, ispirano credibilità. Pensiamo a Lilli Gruber e Michele Santoro e alle loro esperienze a Bruxelles. Ci sta, quindi, pensare che io, con un consenso di quattro milioni di persone che ogni domenica mi seguono all’ Arena, su Raiuno, possa avere qualcosa da dire in politica. Sì, mi hanno chiamato».
Chi?
«Non lo dico, tradirei la sua fiducia. Ammetto di essere una persona alla continua ricerca, assillato dai dubbi, aperto a nuove sfide. Ho detto di no perché non mi sento pronto.
Nel futuro, però, non lo escludo. Anche perché, nel ruolo di sindaco si può fare ancora molto, è una bella esperienza. Ma per ora la politica la faccio come conduttore».
Non si capisce però perché Berlusconi voglia lei dopo la recente lite in tv, nel corso di un faccia a faccia piuttosto duro.
«Pochi sanno quello che ci siamo detti dopo l’ intervista».
E ce lo dica.
«A volte proprio dopo le interviste più forti, rocambolesche e teatrali, hai rispetto per l’ avversario. E riconosci la sua professionalità. Così ha fatto Berlusconi. Io ho dimostrato di non essere servo del potere. In quell’ occasione, il Cavaliere aveva portato un cartello per raccontare tutto ciò che aveva fatto nei suoi governi. Beh, me lo sono fatto autografare. Lui il suo lavoro l’ ha fatto bene».
Quindi lei simpatizza per quella parte politica?
«Non mi schiero. Tra l’ altro, anni fa, anche il centrosinistra mi aveva cercato. Durante la mia carriera non sono mai stato attaccato per aver preso posizioni contro quella o quell’ altra parte politica. E nemmeno a favore. Per questo sono credibile, libero e senza scheletri nell’ armadio».
Passando al centrosinistra, ci spiega perché con Alessandra Moretti è finita? Appena un anno fa siete stati fotografati in atteggiamenti teneri, come si dice in gergo. «Del privato non parlo. Ho rispetto delle persone». Lei al settimanale Oggi dice che siete amici e che la stima molto.
«L’ amicizia penso che sia un sentimento che, nella vita, nutri verso due o tre persone al massimo, persone che conosci dall’ infanzia».
Ci dica almeno un pregio e un difetto di Alessandra?
«Il suo grande pregio è quello di essersi fatta da sola. Di essere arrivata dov’ è solo grazie alle sue capacità e con tanto studio. Come difetto, direi che è molto diretta, una caratteristica che può metterti in difficoltà, tanto che alcune dichiarazioni possono essere mal interpretate e strumentalizzate (vedi il caso di Lady Like e degli abiti da «ferrotranviere», ndr). Dovrebbe imparare a fingere di più, ma so che non lo farà.
Insomma, inviterà ancora la Moretti all’ Arena?
«C’ è tanto tempo da qui all’ Arena…».
Neppure tantissimo. Torna in onda il 20 settembre. Ci saranno novità?
«Punteremo tanto sulle inchieste, sia di cronaca che di politica. In passato quelle sul consiglio comunale di Agrigento e sui piloti Alitalia con un secondo lavoro hanno fatto parecchio rumore. Lo scorso anno si parlava tanto della crisi dei talk show, una crisi che non ci ha per nulla toccato, anzi siamo cresciuti del 2%. Sono cambiati tanti direttori di rete da quando, nel 2002, ho esordito all’ Arena. Ma tutti hanno avuto grande rispetto».
Cosa ne pensa dei nuovi vertici Rai, il presidente Monica Maggioni e il dg Antonio Campo Dall’ Orto?
«Conoscono la materia, e nel caso della Rai, che fa televisione e non tombini di ferro, è indispensabile. Quello che chiedo ai nuovi vertici è che premino la meritocrazia. La Rai rispecchia il Paese quindi non ci si possono aspettare regole d’ ingaggio diverse. Quello che dico, però, è che io posso stare simpatico o antipatico, ma i numeri sono cosa oggettiva e non manipolabile. Ogni giorno con l’ Auditel abbiamo un riscontro dei risultati».
Chi non fa ascolti, a casa?
«Non posso dire una cosa simile, ma chi va bene dovrebbe essere aiutato e vanno rafforzati i gruppi di lavoro».
Quest’ estate, con le repliche degli show su Mia Martini, Lucio Dalla e Mino Reitano, ha fatto il botto. Pensa che sia anche questa una strada per il risparmio?
«Me lo domando quando vedo che la puntata su Mia Martini, con il 19% di share, risulta il programma più visto della settimana nella tv italiana. Il problema è che si spende tutto per i programmi autunnali, poi in estate non rimangono più soldi. Se si spendesse invece qualche denaro in più anche nei mesi non di garanzia, sarebbe meglio. È una delle cose che spero facciano i nuovi vertici Rai».
Alessandra Menzani
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