La vita miracolosa di Paolo Brosio, dal Twiga a Medjugorie (senza ritorno)

21 Feb

La mia intervista a Paolo Brosio su Libero.

Dove c’ era il Twiga adesso c’ è la parrocchia. Dove c’ erano le donne, ora ce n’è solo una, la Madonna. Al posto delle lunghe dirette per Tangentopoli sotto la pioggia, ci sono i pellegrinaggi. Accanto ai cinque Telegatti, sul comò, dominano i santini. Alla Milano da bere Paolo Brosio ha sostituito Medjugorje.
Una parola che lo illumina. È il centro della sua vita, la sua missione. Grazie alla Madonna, si è salvato dalla disperazione e dal demonio, come dice lui. Maria, di recente, sempre secondo il giornalista, ha miracolato sua madre, 96 anni, che è sopravvissuta alla rottura di un femore con emorragia dopo 26 ore di autobus da Medjugorje. E poi, dice, la fede è più importante della politica, senza la «fede l’ uomo è finito».

Brosio si confessa tutti i giorni dal sacerdote e oggi si confessa anche a Libero. È ancora un peccatore, ammette. La conversione dell’ ex inviato del Tg4, nato ad Asti 61 anni fa, è culminata in quella notte prima di Natale del 2008. «Arrivavo da grandi sofferenze, la perdita di mio padre, l’ incendio del Twiga, la separazione dalla mia seconda moglie». Bella vita, tante donne, vizi, successo, poi il vuoto. L’ illuminazione durante un’ orgia.
«Una nottata matta. Ero a Torino dove facevo le dirette della Juve, lavoravo a Mattino5 e Pomeriggio5. Siamo tutti a casa mia. Sento una voce. “Paolo, devi smettere”. Erano le tre e mi sono messo a recitare l’ Ave Maria. Ho cacciato tutti di casa». Resta solo, inquieto.
Sente il bisogno di confessarsi. «Sono andato dai missionari della Consolata, ed è esploso in me l’ impellente bisogno di andare a Medjugorje». Poi un altro segno. «Torno a casa da mia mamma, a Forte dei Marmi dove vivo tuttora. Sento l’ urgenza di ricucire con lei un rapporto. Non ci parlavamo dalla mia separazione. Lei ha pregato per me per 37 anni, due rosari al giorno. Trovo un libro che mi aveva lasciato, apro una pagina a caso e leggo queste parole: “Se sei angosciato, prega”. La preghiera dona la pace del cuore».

NUOVA VITA

Butta nel cestino la sua vita precedente, ne partorisce una nuova. Arrivano i libri, sei e un settimo in uscita alla fine dell’ anno sul suo incontro con Dio, le infinite visite a Medjugorje, dove ha vissuto 3 mesi, le case per orfani e anziani nella città bosniaca, l’ associazione benefica Olimpiade del cuore (info@olimpiadedelcuore.it), una terza casa per anziani abbandonati il cui cantiere partirà alla fine di quest’ anno, il progetto di un programma tv dedicato ai luoghi di pellegrinaggio minori, ai piccoli santuari italiani meno conosciuti, sperduti, nelle vallate. «Lo proporrò a Mediaset e a tutti quelli che conosco». «Faccio un appello ai milanesi per raccogliere i fondi per le case anziani. Sono nato professionalmente qui, con Mediaset, Emilio Fede, Tangentopoli: aiutatemi ad aiutare». Dà il numero per mandare un sms solidale: 45514.

«NON SONO UN ROBOT»

Oggi si dice più felice di quando era sempre in tv e aveva mille donne. «Se apri il tuo cuore a lui succedono cose incredibili. Con la Madonna e il Signore mi diverto tanto. Dio pensa a tutto lui».

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Non lo nasconde: desidera trovare una donna, quella giusta. «Mi sono sposato una volta in chiesa e la seconda in comune. Non ho figli. Ho chiesto la grazia al Signore e alla Sacra Rota per l’ annullamento. Ho vinto in appello, dunque posso risposarmi: sono libero. Se la Madonna vorrà, mi farà trovare la persona giusta. Certo che avere una famiglia sarebbe un impegno che magari frenerebbe il mio lavoro». E poi c’ è il sesso. «Non sono un robot. Ma non è che non pratico dal 2008, sono un peccatore e ogni volta affronto la questione con il mio confessore; se dovessi andare in Cielo vorrei presentarmi pentito». Troppo facile, no? Brosio allarga le braccia, e ammette: «Non sono un santo». Aggiunge: «Ci si può anche amare solo spiritualmente, perché strapazzare sempre il povero corpo?».

CHIESA, VOCAZIONE, PRETI PORCELLI

Si arrabbia perché le vocazioni in Italia sono in calo. Allora gli domandiamo perché non si è fatto prete. «Se prendessi i voti dovrei giurare obbedienza a qualche vescovo, cosa che mal si concilia con la libertà di informazione. Meglio essere un battitore libero». Il suo viso si corruga, alcune cose non gli vanno giù: «Un’ indagine Istat dice che non si confessa più nessuno. Seguono le religioni fai-da-te. Bravi! Andare a dire i fatti tuoi a un prete è un atto di umiltà». Certo, leggere dei preti pedofili e di quelli che seducono le parrocchiane in canonica, vedi don Contin, non fa venire una gran voglia di fidarci. «Eh no. Non è che se c’ è un prete pedofilo o uno sporcaccione non vai più a messa; vai in quella vicino, ne cerchi un’ altra. Se no fai il gioco del demonio. La percentuale di preti pedofili – che vanno banditi – dei ladri, di quelli che vanno a donne è comunque infinitesimale rispetto a quelli retti, ai missionari santi che si fanno tagliare la gola».

Brosio, però, non è ottimista su futuro: «Siamo allo scontro finale tra la Madonna e il demonio, che è scatenato. Le forze del male non prevalebunt, non prevarranno, certo che è il Millennio della prova finale, l’ umanità è impazzita». Brosio, come se sgranasse un rosario, dice: «L’ eutanasia, l’ aborto, le separazioni, le famiglie distrutte». Non festeggia per le unioni di fatto: «Il matrimonio in chiesa è importante perché bisogna chiedere la benedizione per stare con lo stesso uomo o donna tutta la vita».

olycom - paolo brosio medjugorie - IL PELLEGRINAGGIO DALLA MADONNA A MEDJUGORIE - NELLA FOTO PAOLO ED ANNA BROSIO ALLA CROCE BLU DELLA MADONNA PER PREGARE, PA
Crede ai miracoli. Dice che ne ha vissuto uno, di recente. «3 novembre 2016. Mia mamma, 96 anni, si rompe il femore a Medjugorje. Si stacca la testa del femore. Emorragia interna. A Viareggio è arrivata viva dopo 26 ore di pullman». Nella città bosniaca non ci sono ospedali, nemmeno l’ ambulanza. «La operano in Italia, quattro ore di intervento. Il medico è chiaro: in casi come questi, un infarto o un ictus, sarebbero stati normali. Legge gli esami clinici ed è chiaro: è stato un miracolo».

Un miracolo tira l’ altro. «Ho pregato San Giuseppe e si sono smosse delle cose per il mio grande progetto. Ho intenzione di chiedere aiuto a Silvio Berlusconi, in fondo ho lavorato a Mediaset e scrivo libri con Mondadori. Il nome dell’ Ospedale, pensi, me lo ha suggerito niente meno che Papa Francesco». Lo aveva incontrato nel 2014 dopo la celebre burla di Scherzi a parte della finta telefonata di Bergoglio. «Ci siamo parlati un’ ora e mezzo, si rende conto? Mi ha detto che l’ ospedale dovrebbe unire tutte le religioni, cattolici, musulmani bosniaci, serbi ortodossi». Un nome, semplice: Ospedale della pace.


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PAPA FRANCESCO E MEDJUGORJE

Una settimana fa Papa Francesco ha mandato nella cittadina bosniaca, da anni al centro di una disputa sulla veridicità delle apparizioni mariane, un inviato della Santa Sede, il polacco Henryk Hoser. Brosio, studioso e devoto numero uno di Medjugorje, che riesce come pochi ad appassionare mescolando dottrina e giallo storico quando parla dei grandi misteri della Chiesa, festeggia questa decisione. Perché a «differenza di quanto ho letto su tanti giornali, questo è un segno positivo». Il giornalista si appassiona: per inquadrare la situazione fa la storia di quel paesello di montagna dai mille misteri e spiega che, al centro della disputa, c’ è la grande diatriba tra i vescovi e i frati francescani sulla gestione delle parrocchie. «Bergoglio ha studiato la pratica affidandosi in gran parte agli scritti del cardinal Ruini il quale, inizialmente scettico, conclude che le apparizioni sono vere».

Quello che poi crede la gente: sono 42milioni le persone che, da 36 anni, vanno a pregare là. «Mandare un vescovo dalla Polonia, il paese più cattolico d’ Europa, nominato da Wojtyla, significa che Bergoglio è ben disposto», afferma Brosio, che sta scrivendo Da Fatima a Medjugorje – Cento anni di apparizioni, in uscita a Natale. «La decisione del Pontefice è storica, il primo passo verso la creazione di un santuario mariano con delegazione pontificia e non più una semplice parrocchia». E in caso contrario? Se vincesse la posizione scettica della congregazione? «Sarebbe una scissione silenziosa della Chiesa, non voglio pensarci». Meglio di no.

 

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