La7, Urbano Cairo non guarda in faccia a nessuno, nemmeno a Crozza
13 Lug
Il mio articolo oggi su Libero sui palinsesti di La7, Urbano Cairo e Maurizio Crozza.
Quando c’ è da mettere mano al portafogli Urbano Cairo non guarda in faccia a nessuno. Se ti chiami Tommaso Labate o Maurizio Crozza, per lui, è esattamente la stessa cosa.
Un’ attitudine non poi tanto lunare per uno il cui mestiere non è fare servizio pubblico ma far quadrare i conti. Il patron di La7 lo fa con i suoi giornali rosa, che non hanno la missione di essere belli ma quella di vendere, e lo fa anche con la tv che governa dal 2013. I suoi ragionamenti lo hanno portato a fare due calcoli: Maurizio Crozza è bello, bravo e chic, ma mi conviene?
Certo, quando si sente la ricostruzione di Cairo sul divorzio da Crozza, che da gennaio del prossimo anno cambia televisione e va sul Nove, non si può non pensare a quei fidanzati che dicono di aver mollato la compagna quando in realtà le cose sono andate nel verso opposto, ma tant’ è. «Crozza faceva il 7.1%, non sono più i numeri di una volta», esordisce, ricordando la famigerata parabola della Volpe e dell’ Uva. «Ovviamente lo vedrò il prossimo anno, se lo trovo», aggiunge, riferendosi alla collocazione sul telecomando. Che poi è appena due tasti dopo La7…
Così è deciso: Maurizio Crozza fino a dicembre resta su La7 con Crozza nel paese delle meraviglie, il venerdì, e con la copertina satirica di DiMartedì, poi addio. Calcolatrice alla mano, l’ imprenditore sostiene che il comico genovese non era poi quel grande affare.
«Ventuno puntate del suo show, della durata di un’ ora e cinque minuti l’ una, costavano dieci milioni. Faceva 3 punti in più della media di rete. Secondo i nostri calcoli il suo contributo a La7 rendeva circa lo 0.7 per cento». Il fatto che un programma come Crozza nel paese delle meraviglie illuminasse da solo una rete intera non interessa tanto a Cairo. La cosiddetta immagine, per lui, è roba da romanticoni.
Sa benissimo che Sabina Guzzanti al posto di Crozza nella copertina umoristica di Piazzapulita non reggerà mai il confronto, ma non è questo il punto. La felicità di avere risparmiato non ha pari. «Forse se Crozza avesse fatto un passo indietro a livello economico… ma capisco che lui ha i suoi progetti e va bene così».
Alla conferenza stampa di La7 Cairo è più «ghe pensi mi» del suo maestro Silvio Berlusconi, di cui è stato assistente ai tempi di Fininvest: c’ è un direttore di rete, Fabrizio Salini, ma è solo il patron che parla.
Lui le nozze con i fichi secchi le sa fare. Come quando anni fa tagliò – parole sue – «dell’ 80% i costi di La7» appena la prese in mano, portandola dai «227 milioni ai 114 milioni, senza mandare via nessuno». O come quando rilevò la Giorgio Mondadori «varando poi 14 nuovi giornali da due milioni di copie a settimana».
E allora chissenefrega di Crozza se c’ è a La7 un plotone di giornalisti che macinano talk show come polli da batteria, meno cari e, in proporzione, più fruttuosi: Gianluigi Paragone, Tiziana Panella, Lilli Gruber, Tommaso Labate, David Parenzo, Enrico Mentana, Corrado Formigli, Giovanni Floris e, da settembre, anche Luca Telese e Giovanni Minoli. Mica pochi.
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