Magalli e Adriana Volpe: querela e contro-replica di Giancarlo

1 Apr

Gli ultimissimi aggiornamenti sulla guerra fredda, ma nemmeno troppo, tra i due “affiatatissimi” colleghi dei Fatti Vostri Giancarlo Magalli e Adriana Volpe.

“Sto andando dal mio legale per querelare Giancarlo Magalli: lo devo a me stessa, a mio marito, a mia figlia ed alla mia carriera costruita solo sulle mie gambe senza favori di letto”. Adriana Volpe si è espressa così su Tiscali.it sul litigio – degenerato – con Giancarlo Magalli. Dall’insulto in puntata, alle frecciatine sui social, fino ad arrivare a strane insinuazioni (sessuali?). Il conduttore de I Fatti Vostri è convinto che la Volpe sia in Rai grazie a favoritismi non meglio specificati (“Io ce l’avevo solo con lei, non con le donne che ho sempre rispettato e che forse si sentirebbero più insultate se sapessero come fa a lavorare da 20 anni”, ha rettificato. Ma la Volpe è sicura e decisa ad affermare il contrario. “Sono senza parole, non so chi mi ha dato la forza di andare fino in fondo alla puntata, mai avrei immaginato che Giancarlo Magalli potesse scendere a questo livello di offesa”.

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Ora la conduttrice si aspetta che la Rai opti per una decisione drastica, allontanando il conduttore dalla trasmissione: non solo la querela, Magalli ora rischia pure la cacciata, un po’ come Paola Perego. Stando a quanto dice la Volpe, la produzione è dalla sua parte e dovrebbe al più presto agire per tutelarla. “Finita la trasmissione Michele ci ha convocato in riunione, c’eravamo tutti e con noi c’era anche il vicedirettore di Rai 2 Marco Giudici che è stato molto bravo a tentare una mediazione. Michele poi è stato impagabile. Ha detto chiaramente: noi tutti, caro Giancarlo, ci dissociamo. Ci ha spinto a darci la mano, a fare la pace. Magalli tuttavia non ha voluto. Se mi scusassi con te, mi ha detto, sarebbero scuse finte“.

La replica – Raggiunto telefonicamente da Libero, Magalli non sembra preoccupato. Alla domanda su un commento per la decisione della Volpe di querelare, il simpatico conduttore risponde: “Vedrete che non lo farà. Esiste  la facoltà di prova”. Che, codice penale alla mano, significa che  “l’accusato dei delitti di ingiuria e diffamazione non è ammesso a provare, a sua discolpa, la verità o la notorietà del fatto attribuito alla persona offesa”.

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