Intervista a Marcella Bella: “No ai reality, non potrei mai fare come Iva Zanicchi e Fiordaliso”
15 Mar
La mia intervista a Marcella Bella su Libero.
Sexy ma non rifatta. Icona gay ma sposata da 37 anni con lo stesso uomo. Popolare ma anti-reality. Marcella Bella, nata a Catania 63 anni fa, è un mito della musica italiana da quando a 20 anni si presenta a Sanremo con Montagne verdi scritta dal fratello Gianni, tra i più grandi autori che abbiamo in Italia, firma di capolavori come L’emozione non ha voce di Adriano Celentano. Da allora ha partecipato a sette Festival, ha cantato in Giappone è diventata mamma per tre volte e ha dato il volto a programmi tv come Domenica in, Baila e Io canto.
Il 15 gennaio del 2010 il giorno più brutto della sua vita: Gianni viene colpito da un ictus che cambia per sempre la sua esistenza. Inizia un lungo calvario. Gianni e Marcella sono stati sempre una cosa sola, quasi due gemelli, sia umanamente che musicalmente. Marcella è talmente sconvolta che decide di smettere di cantare.
Cosa le ha fatto cambiare idea?
«Gianni mi ha sempre protetto, con lui ero in una botte di ferro. Senza le canzoni scritte da Gianni non sarei mai arrivata dove sonoQuel giorno il mondo mi è crollato addosso. Mi ha fatto cambiare idea il mio amico Cristiano Malgioglio dopo due o tre anni. Mi ha praticamente costretto a fare un disco cubano. Il progetto mi ha intrigato e sono uscita dal mio dolore, poi grazie a lui ho anche realizzato Femmina Bella per lo show di Piero Chiambretti».
Adesso Gianni come sta?
«Bene, si sta riprendendo. Cammina, muove il braccio. Non riesce a parlare ma canticchia e suona il piano. Ha la musica in testa, ha scritto nuove canzoni per me. Tre di queste saranno nel mio prossimo album di inediti che sto preparando. Quando ha scritto il primo pezzo dopo la sua malattia mi sono commossa. Per non parlare della serata a lui dedicata su Rete 4».
La sua carriera e quella di Gianni sono legate indissolubilmente a quella di Mogol, che ha scritto i vostri testi.
«Infatti con la casa di produzione Colorado, insieme a Luisella Sacchi, ho ideato Una serata Bella…per te, Mogol, condotto da Alfonso Signorini e Rosita Celentano, andato in onda ieri sera su Rete 4. Il prossimo appuntamento sarà sul maestro Bigazzi. Mogol ha scritto per me Senza un briciolo di testa, Nell’aria, L’ultima poesia. Mogol ha scritto più di tremila canzoni, ha realizzato un lungo sodalizio con Lucio Battisti, ha lavorato per Celentano. Ero una bambina, alla fine degli anni 50, quando ha vinto Sanremo con Al di là».
Dica la verità. Nell’aria, del 1983, ha un testo decisamente erotico: «la mia gatta», «la mia voglia sale», «ma a volte è più forte il sesso».
«Quando lessi il testo per la prima volta pensai che rasentasse la pornografia. Il mio primo successo era stato Montagne verdi, una canzone decisamente pudica, la prima scritta da mio fratello con il maestro Bigazzi. Questa era un po’ forte. Gianni allora chiamò Mogol dicendo: “Marcella ha paura di cantare questa canzone”. E Mogol: “Dì a Marcella che può cantare tutto, non sarà mai volgare”. Così feci».
Ma adesso ce lo può dire: quella “gatta” cosa stava a simboleggiare?
(Ride). «Ma che maliziosa! Le assicuro che in tanti non hanno notato nulla di così peccaminoso. E ancora adesso in discoteca fanno il remix.»
Nel 2007, con un brano di Mogol, lei e Gianni avete anche cantato a Sanremo. E lei disse che la giuria era «comunista».
«Che rabbia. Cantavamo Forever e arrivavamo da un anno di lavoro intenso. La giuria ci diede voti bassi, allora non ci vidi più, la accusai apertamemente di essere politicizzata e sinistroide. Sa, secondo alcune persone per fare cultura e musica bisogna essere di sinistra. La nostra canzone era orecchiabile e hanno detto che era “troppo facile” perché ripeteva spesso il ritornello. La Parietti ha provato a difendermi ma lo ha fatto male. Ha detto di avermi dato 7 perché “mia amica”. Mi sono sentita umiliata come cantante».
Chi c’era in giuria?
«Gente incompetente: subrettine, attricette, attorucoli di cui nemmeno ricordo il nome. Quest’anno a Sanremo ho visto Paola Maugeri, Massimiliano Pani: loro sono preparati, altro pianeta».
Pensa di aver pagato il fatto che nel 2004 si è candidata alle elezioni con l’ex Alleanza Nazionale?
Sì. Ma io lo avevo fatto in assoluta buona fede. Lo avevo fatto per la mia Sicilia, credendo in quel progetto, sperando di fare il bene ai miei conterranei. Ho portato 22 mila voti, non pochi».
Si è pentita di quella scelta?
«Sì. Mi sono accostata alla politica per idealismo ma la politica non è il regno dell’idealismo. Ora lo so».
La cultura è ancora appannaggio della sinistra?
«Oggi meno. I cantautori di sinistra non ci sono più, quegli emiliani con la falce e il martello. Le cose sono un po’ cambiate».
Con le altre dive Anna Oxa, Loredana Bertè, Rettore e Fiordaliso c’è mai stata rivalità?
«Mannò. Gli unici screzio li ho avuti con Donatella Rettore, ma erano più che altro cose montate dai giornali. Una volta a Sanremo lei mi attaccò dicendo che portavo i tacchi alti, chiara frecciatina alla mia statura non altissima. Ogni tanto rispondevo per le rime. L’unica rivalità canora, se vogliamo chiamarla così, ma più che altro si trattava di rispetto reciproco, l’ho avuta con Mia Martini».
Ce la racconti.
«Un Festivalbar lo vincemmo ex-aequo, io con Nessuno mai e lei con Piccolo uomo. Il Festivalbar si vinceva con le gettonature del juke box quindi pensai fosse molto strano che io e Mia avessimo ottenuto esattamente lo stesso punteggio. Ci guardavamo un po’ così, sapevamo di essere brave, ma la stima reciproca era immensa. Una rivalità sana.
E con Loredana Bertè, la sorella della Martini?
«Siamo molto amiche. L’ho chiamata al mio spettacolo per Gianni ed è venuta senza chiedere nulla e con la massima generosità. Così anche tanti altri, da Mario Biondi a Umberto Tozzi.
Negli anni ’90 lei ha lasciato la musica per fare la mamma a tempo pieno. Una scelta rara.
«Il primo figlio l’ho fatto da giovane, a 26 anni. La mia secondogenita è arrivata dopo 12 anni, l’ultimo solo 11 mesi dopo. Desideravo stare con loro, avevo voglia di vederli crescere. La cosa bella è che dopo l’allontanamento dalla musica, non appena ho ripreso e mi sono rifatta vedere, come per incantesimo la gente è tornata con me. Non mi avevano dimenticato. Una magia».
I suoi figli fanno i cantanti?
«No, hanno seguito altre strade. Sono contenta se loro sono contenti. Ci sono tanti figli di artisti che non valgono nulla e sono tristi».
Trentasette anni di matrimonio, come ha fatto?
«E’ una ricetta con tanti ingredienti. L’amore deve essere grande, non un amorucolo così. Poi servono complicità e fedeltà. Io non ho mai scoperto scappatelle, controllo il suo telefono, mi teme. E mi dice: “Tradire sarebbe troppo faticoso”. E’ già abbastanza stressato».
Lei non sembra aver ceduto mai al ritocco, vero?
«Mi piace curarmi, faccio maschere, massaggi. Mi piace la donna ben vestita e pettinata. Ma di certo non sono mai stata ossessionata dai lifting».
Vedi Flavio Briatore.
«Santo cielo. Ti sposi con un uomo e poi te ne ritrovi un altro. Ma lo sa che gaffe che ho fatto con alcune amiche? Una volta ne ho incontrata una e non l’ho riconosciuta. “Scusami, c’era buio”, mi sono giustificata. Oppure dico: “Ma hai cambiato pettinatura?”. Io voglio invecchiare con la mia faccia. Non diventare mostruosa».
E dai reality show non si è mai fatta tentare?
«L’Isola dei famosi me l’hanno offerta per anni, sin dall’inizio. Non ho mai voluto fare un reality perché credo che un’artista rischi di perdere un po’ di mistero se si svela nel privato. Mi hanno pregato di fare Music Farm ma ho detto di no, poi ci sono andate la Bertè e Iva Zanicchi. Iva girava in televisione senza trucco, in ciabatte…; eh no, io non vorrei mostrarmi così. Per non parlare di andare a soffrire la fame e il freddo».
Fiordaliso è all’Isola dei famosi. Cosa ne pensa?
«Lei è molto simpatica, ma se vai in una trasmissione così si vedono tutti tuoi difetti, non potrei mai. Se hai vent’anni e devi farti conoscere ha un senso, ma alla nostra età no».
Lei è un’icona gay, vero?
«Sono lo zoccolo duro dei miei fan e li adoro. Mi sono sempre stati vicino. Anche se sono ferma con i concerti, mi capita di andare nelle discoteche gay per farli contenti».
E dell’utero in affitto di Vendola cosa pensa?
«Quello è un altro discorso. Sul piano dei diritti li appoggio, ma il tema dei figli è molto delicato: un bambino ha diritto a un padre e a una madre».
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