Parte lento il nuovo Homeland

19 Ott

Diciamolo. Le prime due puntate di Homeland 4, che io attendevo più del Natale, non sono state scoppiettanti. Era difficile ripartire dopo la morte di Brody, infatti per ora la storia stenta a decollare. L’agente della Cia Carrie Mathison è diventata fredda e cinica dopo la scomparsa del suo più grande amore: non riesce a trovare la voglia di fare la madre della figlia sua e di Brody (rossa come lui), resta quasi indifferente prima alla morte dei civili che lei ha causato dopo avere dato l’ok ad un attacco aereo contro un terrorista ricercato (da qui le accuse alla serie di essere anti-islam), poi durante la rissa che ha portato alla morte per linciaggio del collega Sandy. Per ora è sbiadita anche la figura di Peter Quinn, allo sbando e sempre più perpesso sul suo lavoro e sul ruolo dell’intelligence (la scena in cui fa sesso con la tizia obesa non l’ho capita), e pure il grande vecchio Saul al momento è insipido.

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Di Homeland 4 è difficile trovare il cuore, il motore che desti quell’interesse e quella tensione che aveva caratterizzato le prime tre stagioni: la paura per il terrorista della porta accanto, o presunto tale, la figura ambigua di Brody, i dubbi del telespettatore se crederlo fanatico di Allah o vittima di un malinteso. Forse è solo l’inizio, o forse sono confusa anche dalla visione di Breaking bad, impeccabile, dal ritmo che non langue mai, perfetto. Ma questo debutto di Homeland mi pare fiacco.

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