Tremenza al cinema / La Ruota delle meraviglie, un grande e anomalo di Woody Allen

19 Dic

Ormai lo sapete. Per Woody Allen e i suoi film nutro un amore e un’ammirazione tali che non sempre  giudico con obbiettività i suoi film. Certo, non ho potuto non constatare quanto brutta fosse stata la commedia girata in Italia, To Rome with Love, ma praticamente è stato l’unico caso in cui ho “ripudiato” il mio amato Woody.

Non ho perso tempo, dunque, e appena possibile mi sono fiondata a vedere La ruota delle meraviglie, la nuova pellicola in sala dal 14 dicembre, storia ambientata nella Coney Island (Ny) degli anni ’50. “E’ uno dei migliori Allen, ma non c’è una battuta”, mi aveva preparato il nostro mitico critico Giorgio Carbone.

Aveva ragione. Pur senza arrivare alle atmosfere di Match Point, non è decisamente un film comico. E’ un dramma cupo nonostante la bella fotografia luminosa e colorata. Pur amando il Woody filosofeggiante su vita, amore, morte, pur preferendo le battute ciniche dei suoi film più classici, il sarcarsmo e l’amaro pessimismo, questo film mi ha convinto.

Trama. Kate Winslet (da Oscar, e non esagero) è un’attrice fallita che fa la cameriera e moglie frustrata, e con un figlio ribelle e piromane, sulla soglia dei 40 anni. Insomma, sul disperato andante. Conosce l’aitante bagnino Justin Timberlake, si innamora, parlano di teatro e poesia, lo vede come un’ ancora di salvezza per uscire dalla vita grama in cui si sente in trappola. Lui aspirante commediografo, lei ex attrice che sogna ancora un ruolo per il grande rilancio. Sogna di scappare a Bora Bora con lui.

Alterna momenti di grande seduzione ad altri in cui è non poco patetica, alle prese con un marito ex alcolizzato che la riduce in schiava; lava, stira, cucina, pulisce le scale, e quando arriva a sorpresa la figlia ventenne del marito, sexy e leggera, fuggita da un matrimonio lampo con un gangster finito in galera, la situazione peggiora. Si riduce a fare la serva anche della giovanotta, che adesso gode di tutte le attenzioni del marito e non solo delle sue. Insomma, si dispera sempre di più, fino al tragico finale.

Il finale non lo rivelo, ma l’ho azzeccato dopo dieci minuti di film, come mi è testimone il mio amico Federico. Ma abbiamo convenuto che la prevedibilità della trama non necessariamente rovina la bellezza di una pellicola, come in questo caso. 

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