Tremenza al cinema / L’ora più buia, Churchill solo contro tutti

2 Feb

Ho visto L’ora più buia, il film su Winston Churchill interpretato da uno straordinario Gary Oldman che di sicuro vincerà l’Oscar come migliore attore per questa interpretazione sopra le righe e travolgente.

Dico subito che la pellicola è molto bella, ma se fosse durata mezz’ora in meno avrei preferito. Amo il regista Joe Wright, lo stesso di Espiazione e di uno dei miei film preferiti, Orgoglio e pregiudizio, perché regala sempre punti di vista originali e visivamente stupendi.

Il film racconta l’ascesa e le ore drammatiche di Winston Churchill durante la Seconda Guerra mondiale: diventa primo ministro inglese nel momento più duro della storia europea, quando Adolf Hitler ha conquistato il Belgio, ha invaso la Francia e sta per attaccare il Regno Unito. Mentre tutti gli fanno pressioni per accettare o quantomeno valutare un armistizio con la Germania nazista (“attraverso Mussolini, il lacché del Fuhrer“), cosa che avrebbe risparmiato milioni di vite, lui è sempre più convinto che non sia giusto piegarsi al nemico, e combattere “fino alla fine“, “a qualsiasi costo“.

Ma le sue certezze vacillano. I soldati francesi e quelli inglesi, assediati sulle coste di Dunkerque, aspettavano di essere salvati da un imminente massacro nazista e Churchill si trova di fronte al dubbio più lacerante della sua vita: firmare l’armistizio e salvarli, evitando la guerra, o sacrificarli? Solo di fronte alla scelta più difficile della sua vita, in una posizione di solitudine quasi assoluta, trova un improvviso alleato nel Re. E nel popolo britannico. In una scena di fantasia, si vede Churchill che per la prima volta prende la metropolitana e interroga gli inglesi sulla scelta migliore da fare. Per poi andare il Parlamento per tenere il discorso che ha cambiato la storia.

L’uomo che ha sconfitto Hitler era mezzo pazzo, fumava come un turco, alcolizzato (“Come fa a bere la mattina?“, gli chiede il re, e lui risponde: “Allenamento“), era un irresistibile battutista (“Le battaglie perse sono le uniche che meritano di essere combattute“), un marito che si fa chiamare “porcellino” nell’intimità, uno stronzo coi dipendenti. Tutto vero. E la leggenda cresce.

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