Una delle cose che amo di più è visitare i luoghi che ho visto nei film e che mi hanno fatto sognare. E’ successo non so quante volte per New York, è successo per Londra e Los Angeles, per la Thailandia, per la Stoccolma della saga Millennium. Quest’anno per i giorni intorno all’Immacolata ho scelto una meta insolita, anche se poi nemmeno tanto se si pensa che Bordeaux è città numero per la Lonely Planet del 2017 e la seconda più consigliata dal New York Post nel 2016.
Il tempo, qui nella regione a Sud Ovest della Francia, anche in autunno è mite, siamo vicini all’Italia (un’ora e dieci con volo EasyJet), è una città molto comoda grazie alla linea di tram super moderni voluti dal sindaco Alain Juppé (che ormai è il mio idolo), che la fanno somigliare a una città nordeuropea, ma soprattutto scorrono litri di vino buonissimo.
Cité du Vin: il nuovissimo museo del vino
La Cité du Vin, aperta pochissimi mesi fa sul fiume Garonna, è (penso) l’unico museo del vino del mondo ed è l’attrazione più gettonata della città.
Dentro c’è tutto: video delle cantine più importanti del mondo, incontri virtuali con i viticoltori, test olfattivi con tutti i profumi (quello di pelle conciata è orrendo), esposizione con ogni tipo di bottiglia e packaging, la storia dei vini dall’Egitto a oggi, le tecniche di produzione. E la degustazione, ovviamente, all’ultimo piano con la vista di tutta la città: io adoro il vino rosso e ne ho assaggiato uno polacco buonissimo.
Altro simbolo della città, il cui centro si visita comodamente a piedi al massimo in un giorno e mezzo, è Place de la Bourse la cui immagine, dietro lo specchio della piscina a sfioro, è l’icona più diffusa di Bordeaux. Da qui percorrendo la strada verso Place Gambetta, si arriva alle principali attrazioni: Place de la Comédie, ru de la Intendant, (la Montenapoleone di Bordeaux) e la Cattedrale.
Place de la Bourse
Place de la Bourse by night
Place de la Bourse
Mangiare, bere, comprare.
Se Saint Michelle è in quartiere più etnico e spartano, la vicina zona di Saint Pierre è più giovane e movimentata, con deliziosi bar con tavoli all’aperto la sera e notevoli negozi di giorno: dall’arredamento all’antiquariato, dai gioielli ai vestiti. Ho mangiato un fantastico croque monsieur a Le Petit Bois, un bar in cui al primo piano sembra di essere in un bosco vero e dove ho colto imperdibili “Instagram opportunities” (come questa).
Il croque monsieur (una specie di toast con il formaggio di capra) al Petit Bois
Le petit bois
Un negozio meraviglioso è Le Petit Souk, che raccoglie un’accozzaglia di oggetti per bambini e altri molto kitsch ma messi insieme con un gusto talmente divino da rendere questo posto molto divertente. Negozi notevoli anche in via Victor Hugo, che però è da un’altra parte, vicino al museo del vino e al parco per gli skateboard sulla Garonna.
La Cattedrale
Il fiume Garonne che attraversa la città
La sera in cui ho mangiato meglio, spendendo non poco, è stata a Le Quatrième Mur, di fianco al teatro dell’opera. Peccato però che io non ami il foie gras e l’anatra che qui, come nel resto della Francia, sono in ogni angolo e in ogni menù. Non male anche il dolcetto locale alla cannella, un po’ gommoso ma da provare. Diciamo che gastronomicamente non mi sono lasciata rimpianti alle spalle, Je ne regrette rien, come cantava Edith Piaf.
Un fantastico Bordeaux a cena
Arcachon, Cap Ferret e Duna di Pilat.
Il terzo giorno abbiamo affittato una macchina all’aeroporto di Bordeaux (Merignac) per passare due giorni nel bacino di Arcachon, non lontano, sull’Oceano Atlantico.
Ecco, prima parlavo del cinema e dei viaggi: ero molto incuriosita da questa meta anche perché l’avevo potuta ammirare in un film di qualche anno fa, Piccole bugie tra amici, con Jean Dujardin e Marion Cotillard. Un gruppo di amici, appunto, che passano tre settimane nella casa al mare di uno di loro nel bacino di Arcachon. Meta nel passato di D’Annunzio, Toulouse Lautrec e oggi di Philippe Starck, non mi ha fatto impazzire anche se ha in suo fascino: il molo, la ruota panoramica, lo strano stile delle case, quasi fiabesco.
Il lungomare di Arcachon
Arcachon
Diciamo che, d’inverno, l’allegria è inversamente proporzionale all’età media. Bello e un po’ angusto (sembrava di essere in una scena di Twin Peaks) l’hotel Ville d’Hiver dove abbiamo fatto un aperitivo, ovviamente di vino rosso (che ormai nel mio cuore ha sostituito la birra). Non male neppure il centro di thalassoterapia (ingresso euro 35) dove abbiamo trascorso un paio di amabili ore.
Il giorno dopo, la mattina presto, abbiamo preso una barchetta che in mezz’ora ci ha portato a Cap Ferret, di fronte ad Arcachon. Era la meta delle vacanze estive dei film di cui sopra, rilassante, assonnata, fuori dal mondo, si corre sulla spiaggia, si fa surf, si va al mare, si pescano le ostriche, si va in barca anche se occorre stare attenti alla bassa marea. D’inverno bastano tre ore, fai due passi fino al faro e poi torni ad Arcachon.
Bassa marea a Cap Ferret
Mentre so per certo che non mangerò mai più un’ostrica, la cosa che in assoluto ho preferito della zona è la famosa duna di Pilat. Avevo letto che si trattava della duna più grande di Europa, ma dalle foto sembrava più contenuta.. invece è gigantesca. Parcheggi la macchina dentro la pineta e poi ti trovi di fronte una montagna di sabbia che sembra non finire mai. In cima appare una vista spettacolare dell’oceano, delle onde e dell’isola di fronte. Una visione lunare e unica.
E poi scendere dalla montagna di sabbia, di corsa come se stessi sciando sulla duna, è stato super divertente. Una nuova disciplina sportiva (o forse esiste già).
Sara e Federica durante la risalita della duna di Pilat, ad Arachon
In vetta alla duna di Pilat
La vista dell’oceano dalla cima della duna
Poco distante, c’è l’hotel cinque stelle plus La Corniche, in cui è carino bere un tè o un aperitivo se si vuole evitare conti salati a cena. La terrazza, ristrutturata con il ristorante dallo stesso Philippe Starck, è molto chic con notevole vista su oceano, duna e piscina a sfioro.
La terrazza dell’hotel Corniche: a sinistra la duna, davanti l’oceano
Giudizio finale: ho visto posti dove in definitiva mi piacerebbe passare qualche giorno d’estate (e te credo, penserete) anche perché ho letto che la temperatura non sale mai sopra i 26 gradi. E non è detto che non capiterà.
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