Tremenza in viaggio / Thailandia 2: operazione Ko Samui tra sfighe e paradiso
13 Ago
Lasciati Bangkok e il paradiso di Khao Yai, siamo volati nelle isole ed è iniziata una serie di piccole e grandi sfighe da podio olimpico.
A Ko Samui, la più famosa delle isole ad Sud Est della Thailandia, è successo quanto segue, in questo ordine:
- Il pullmino accompagna noi turisti, arrivati in aeroporto, nei vari resort. “Bello questo”, dico molto molto ironicamente. Bene. Era il nostro. Una stamberga tragicomica. La tazza del gabinetto ci restava sempre, fatalmente in mano e la porta della stanza non si chiudeva. Così ho detto al mio amico: “Dagli una bella botta”. Risultato: abbiamo sfondato la serratura, cosa che ha provocato l’andirivieni di circa dodici omini thai, l’ultimo dei quale probabilmente un ingegnere aerospaziale.
- Siamo i presenzialisti delle feste in spiaggia, a Chaweng, la capitale della movida. Peccato che una sera abbiano (quasi) derubato il Pope, che miracolosamente e con un colpo di reni ha recuperato il maltolto, e la seconda abbiano derubato me. Stavolta riuscendoci. Il mio telefono Samsung Note II, che eroicamente resisteva dal 2013, è stato prelevato dalla mia borsa. Da casa avevo portato un telefono di scorta e mi sono presa una Sim thailandese. Molto bene.
- L’ultimo giorno, nella meravigliosa spiaggia di Mae Nam, un litorale stretto e ombreggiato da cocchi e banani, abbiamo perso le chiavi del motorino rischiando seriamente di perdere il magico traghetto di mezz’ora che ci avrebbe portato a Ko Phan Gan, l’isola hippy-frikkettona della Thailandia, quella del Full Moon Party, la festa dell’anno che noi ovviamente ci perderemo visto che è il 18 e noi torniamo il 16.
- Un attentato di non chiara matrice ha colpito la Thailandia, una località a sud di Bangkok non vicina a noi ma un evento che comunque non è mai simpatico. Anche perché non avendo il mio numero italiano non ero in grado di tranquillizzare a dovere i miei cari.
E con questa, le brutte notizie sono finite. La bella notizia è che la Thailandia mi piace molto. Erano due anni che non facevo più di sei giorni consecutivi di mare e questa è la mia dimensione ideale: il tempo spesso nuvoloso ma con un sole capace di abbronzare comunque, gli alberi che sfiorano la spiaggia, i massaggi thai, alcuni dei quali ai limiti della violenza fisica (oggi, per esempio, una operatrice mi ha conficcato il tallone nella coscia destra provocandomi dolori e crampi vari), il cibo ASSOLUTAMENTE meraviglioso, piccante come piace a me (per esempio la “lemonglass salad”, leggera ma saporita), a parte una sera in cui, a tradimento, mi hanno infilato nell’insalata di pollo oggetti simili a trippa), la vita a basso costo, i trasporti eccellenti, nonostante la povertà, le persone squisite.
Devo dire che mi sento diversa, anche fisicamente.
Ko Samui è l’isola tamarra (e più turistica) delle tre. Chaweng sembra Rimini, con McDonald, Seven Eleven ovunque, negozi brutti, luci e bordello. Nel senso vero del termine: se pensavo di aver visto il massimo della trasgressione a Bangkok, mi sono sbagliata. In un paio di vie, orde di thailandesi vestite da cubiste invitavano con cenni della mano e miagolii i turisti maschi ad entrare nei loro localini tutti rosa e insegne al neon.
Però le due feste sulla spiaggia erano stupende, e non sono affatto una da ore piccole. Qui va di moda il “bucket”, cestelli tipo quello da spiaggia da cui bere litri di Mojito o Cuba Libre. Purtroppo vanno di moda anche i ladri, come ho sopra descritto. La spiaggia di giorno è vivibilissima, piena di baretti e lettini da massaggio.
Ma la spiaggia che ho preferito è più a nord, a Mae Nam, dove si può entrare dai vari resort e bivaccare all’ombra dei banani, nella pace più totale, guardando da lontano l’isola di Ko Phan Gan. L’acqua non è meravigliosa, un po’ troppo calda, ma io stavo una favola.
Gli italiani sono tantissimi, ma il turismo è decisamente internazionale. I mezzi di trasporto sono geniali: vetture molti simili a carri-bestiame gironzolano per l’isola alla ricerca dei villeggianti: ti caricano al prezzo di 50B, 1 euro, e ti portano praticamente dove vuoi senza troppe complicazioni.
Nel paesello si sprecano i ristoranti e i centri massaggio. Inutile dire quale sia il migliore, mi sono trovata bene praticamente ovunque, a parte nel caso in cui avevo ordinato una “Papaya Salad” e mi trovo nel piatto pezzetti di trippa, o almeno credo.
Nella prossima puntata di Tremenza in viaggio: Ko Phan Gan e Ko Thao.
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