Yoga City Zen: piccolo paradiso a Milano

14 Nov

Da qualche mese mi sono appassionata allo yoga e visto che per definizione è una pratica che dovrebbe allontanare lo stress e il malessere, ho pensato che fosse assolutamente primario trovare un posto vicino a casa o quantomeno comodo.

Così, banalmente, su Google, ho trovato Yoga City Zen, in zona Bocconi a Milano, che è diventata la mia piccola isola di piacere in città. Solo successivamente ho scoperto che si tratta di uno dei centri più belli  per questa disciplina, e che è stato fondato da Carol Brumer con lo scopo di aiutare la Fondazione Rava (sito ufficiale).

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E’ uno dei miei posti preferiti a Milano perché mi basta entrarci per stare bene, tanto che quasi quasi potrei evitare di fare l’ora e un quarto di corso. Sono infatti una di quelle persone che a volte riesce a rigenerarsi semplicemente guardando la bellezza: di una casa, di un negozio, del mare, di un panorama, di un museo.

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E questo centro è semplice ma perfetto: l’arrendamento con tante superfici di legno e colori naturali, le piante, il cucinotto dove si può bere qualcosa (free) o mangiucchiare un biscotto o frutta secca prima o dopo il corso, i bagni e lo spogliatoio in bianco e nero (li voglio copiare a casa mia), i prodotti per la doccia, la vista delle sale sul giardino alberato, la piccola biblioteca con i divani, i dettagli. Stare scalzi è un’altra cosa per me molto bella.

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Una lezione costa 20 euro, 22 euro l’hot yoga, ossia la lezione a 38 gradi (che non ho ancora provato). Per il momento ho seguito sia lezioni leggere (Yoga Basic, Restorative) ma anche alcune più dinamiche (Vinyasa):  la cosa simpatica è che ogni corso è diverso dall’altro e anche tra di loro non seguono un copione fisso.

Non ho intenzione di addentrarmi nella filosofia zen né in dettagli sui vantaggi fisico-spirituali della pratica, anche se ne sono tentata: non voglio ammorbare nessuno e poi sono solo all’inizio, quindi rischierei di scrivere sciocchezze. Diciamo che per ora mi sta piacendo molto, soprattutto apprezzo il fatto che ognuno possa (e debba) esercitarsi secondo i propri ritmi, senza strafare né competere.

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