Youth – La Giovinezza: film bello ma ridondante
21 Mag
Non sono una fan incallita di Paolo Sorrentino. La grande bellezza mi è piaciuto senza entusiasmi. Avevo preferito di gran lunga This must be the place.
In ogni caso Youth – La Giovinezza, accolto con standing ovation a Cannes, è un bellissimo film. Soprattutto esteticamente. Il tocco di Sorrentino si vede in tutto. Nelle immagini meravigliose, nei dialoghi sagaci, nel tratteggiare personaggi cult.
La storia. In una clinica svizzera, tra massaggi, bagni turchi e ospiti pittoreschi, soggiornano un regista e un direttore d’orchestra che hanno due modi molto diversi di affrontare la vecchiaia. Il primo (Harvey Keitel), è al lavoro per il suo film che chiama “testamento artistico” ma non riesce a trovare il finale ed è alle prese con una primadonna (Jane Fonda) che fa le bizze. Il secondo (Michael Caine) è un direttore d’orchestra in pensione, apatico, che ha chiuso con il lavoro e non ha voglia di fare un concerto nemmeno se è la Regina Elisabetta (o meglio, un suo emissario) a implorarlo. Due ottantenni agli antipodi.
I dialoghi, dicevo, come in tutti i lavori di Sorrentino, sono eccellenti. “Sei ancora un’esplosione di sex appeal”, dice Keitel alla Fonda. “Forse ti confondi con il millenio scorso”, ribatte lei.
“Al mondo ci sono o le brutte persone, o le belle persone. In mezzo ci sono solo i carini”, dice sempre Keitel.
Secondo me Youth è più bello della Grande Bellezza.
Immagini stupende (qui invece della Roma trash della Grande bellezza ci sono i paesaggi svizzeri, il verde, le mucche..), che mi hanno ricordato il film di Tom Ford A single man, dialoghi divertenti, personaggi grotteschi (dall’attore californiano al calciatore in pensione e ingrassato, simil Maradona), tutto vero. Ma forse troppo. Ho trovato il film un po’ ripetitivo e che si compiace troppo delle sue trovate geniali. Ridondante, ecco. La lentezza non è un difetto, poi, ma se prolungata forse sì. Comunque film da gustare, ce ne fossero.
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