Alice Rohrwacher è la Sofia Coppola italiana

4 Giu

Ho visto con un po’ di ritardo Le meraviglie di Alice Rohrwacher, il film italiano che ha vinto a Cannes il Grand Prix della Giuria. Ero scettica, lo sono sempre coi film che vincono ai Festival: il pericolo “polpettone d’autore” è dietro l’angolo e lo evito come la peste.

Certo, ci sono momenti lenti, incerti (ultimamente mi stufo, al cinema, perché sono ormai abituata alle serie tv: un episodio dura 48 minuti ed è impossibile annoiarsi), ma il film è stato una sorpresa. Esteticamente è bellissimo e la storia è originale, non il solito Manuale di…, il solito film italiano sulle corna, sui maschi immaturi e sull’amore che trionfa contro il cinismo. Qui si parla di una realtà dura: l’adolescente Gelsomina, insieme alle sorelline, lavora come una schiava nella fatiscente azienda agricola dei genitori, in Umbria, ha a che fare con le api, il miele, la vita nei campi.

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Un giorno scopre che la tv locale cerca persone come lei e i suoi famigliari per un programma e, di nascosto dal padre padrone, decide di iscriversi. Non vuole che la sua vita inizia e finisca in quella landa sperduta, con cui ha un rapporto di odio-amore. In particolare la affascina la figura di Monica Bellucci, la presentatrice tv, vestita di bianco come una fata. Un personaggio onirico (la Bellucci non ha imparato a recitare ma non importa, con quella immagine celestiale può farne tranquillamente a meno).

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Le immagini create dalla Rohrwacher (sotto, a sinistra, con sua sorella Alice, a destra) sono potenti. Ha uno stile tutto suo, diverso, personale, magnetico. E’ il suo secondo lungometraggio e non dico che sia all’altezza di Lost In Translation, il film di debutto di Sofia Coppola, ma direi che le due registe, nello stile, mi sembrano accostabili. Le meraviglie è un film diverso dal solito. Consigliato? Sì.

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