Cinquanta sfumature di Grigio: qualche sculacciata, macché porno

13 Feb

La mia recensione di Cinquanta sfumature di Grigio oggi su Libero.

Lo diciamo subito: il libro era meglio. E teniamo presente che avrà venduto sì oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo, ma non stiamo parlando di un capolavoro della narrativa. Anzi. Considerando che Cinquanta sfumature di grigio era un Harmony porno soft scritto con lessico da quinta elementare sul tema di amplessi, bondage e sadomaso, il cui apice dello sforzo letterario era la ripetizioni allo sfinimento di frasi come «non morderti il labbro» e ho le «farfalle nello stomaco», il film non può che essere una ciofeca galattica anche se a dirigerlo ci fosse Martin Scorsese. Invece la regista è Sam Taylor-Woode e la co-autrice della sceneggiatura è la stessa che ha scritto la trilogia erotica, la cinquantenne londinese E.L.James.

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Veniamo al dunque. Anastasia Steel (Dakota Johnson, figlia di Don Johnson e Melanie Griffith) è una goffa studentessa di Lettere che, per fare un favore all’amica con la febbre, va a Seattle a intervistare al suo posto il magnate della Grey Enterprise  per il giornalino dell’Università. Arrivata al mega palazzo tipo Trump Tower si trova di fronte all’intervistato, il poco meno che trennenne Christian Grey (l’attore irlandese Jamie Dornan, molto meglio con la barba, leggi qui la sua bio). Per sua somma sorpresa (e gioia) Mr Grey è una specie di modello di Calvin Klein in giacca a e cravatta (tutto grigio ovviamente, da qui il nome del libro e il cognome del protagonista) educatissimo e disponibile. I due si piacciono. Si rivedono nel negozio di ferramenta in cui lei lavora.

La invita a bere un caffè. Flirtano, cinguettano, si rivedono, si baciano. Ma c’è un problemino. Lui le sue amanti preferisce legarle al muro come salami. Gli piace il sadomaso, insomma, c’è a chi piace il gelato al Puffo, a lui piace il bondage. «Ho dei gusti un po’…singolari», le dice. Niente storie d’amore, niente uscite, niente dormite insieme. «Io non faccio l’amore. Scopo. Forte», puntalizza.

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Ma tutto nero su bianco, sia chiaro. Grey vuole essere il Dominatore e vuole che lei sia la Sottomessa. Con tanto di contratto in cui lei ha vitto e alloggio a casa del Dominatore, palestra, vestiti e ceretta pagati a patto di soddisfare tutte le voglie di lui. Se lei non ubbidisce, lui ha il diritto di trombarla selvaggiamente. O di sculacciarla. Tendendo presente che lui è un modello di Calvin Klein, pulito ed educato, e ha pure l’elicottero, sarebbe un accordo da firmare al volo. In fondo due sculacciate non hanno mai ucciso nessuno. Ma lei fa la difficile. In una scena Anastasia alza gli occhi al cielo, Christian si infastidisce, allora la mette supina, le solleva la gonna e la schiaffeggia sul didietro. A lei non dispiace. Ma protesta. E poi c’è la «stanza dei giochi». «Tipo XBox?», chiede lei. Non proprio: nella camera segreta ci sono collezioni di manette, fruste (una si chiama «Flagello»), lacci, corde e altre diavolerie. Dialogo: «Sei sadomaso?», «No sono Dominatore». «E io cosa ci guadagno?». «Me».

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Christian è un maniaco del controllo e vuole a tutti i costi che lei firmi quel benedetto contratto manco fosse l’ufficio scritture della Rai. Colpo di scena. Scopre che lei è vergine, non resiste e le salta addosso: «Al diavolo il contratto». Ecco, ora inizia una serie di copule tutte molto simili, lei è nuda oppure con «mutandoni Bridget Jones», ora nella vasca da bagno con lui ora legata con la cravatta, oppure appesa al soffitto. Il film ha speso poco in costumi: lei è quasi sempre nuda. Cosa si vede? Non molto, il lato B di lui, un accenno di Lato A di lei in cui si capisce che non ha la ceretta brasiliana. Infrangono le regole: dormono insieme, lui scende a suonare il piano, lei lo raggiunge e si accoppiano di nuovo. Ogni tanto lui la frusta e, sebbene lei gradisca, ha momenti di sconforto. Grey le fa passare le paturnie portandola in deltaplano oppure con frasi tipo: «Le altre donne non le ho portate in elicottero». Funziona.

Ana e Mr Grey ricordano Bella ed Edward di Twilight (timida lei, inquietante lui) e in effetti i toni del film sono un po’ adolescenziali, tanti bacetti e tanti sospiri. Un Twilight porno soft. Gli attori hanno la stessa espressione per tutti i 125 minuti, anzi due: quella con e quella senza manette. Il film è esplicito a parole, come il libro, ma non nei fatti: è inevitabile, sennò sarebbe un porno.

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Quasi comico il momento della trattativa. Ana e Christian sono a tavolino, lei per dare un tocco formale alla cosa indossa tacchi invece delle solite ballerine e tailleur: «Fisting anale no», «pinze per genitali nemmeno», «corde si puo fare». Lui le concede «una serata alla settimana come due fidanzatini, al cinema o a pattinare». Generosissimo.

Però Ana non firma. Aumentano i suoi dubbi, non le sta bene di non poterlo toccare (è vietato). Lei si laurea, lui la chiama «la mia fidanzata» e lei si scioglie. Poi, però, nella stanza dei giochi lui la frusta ancora. Ora basta. Vuole capire perché è così depravato. Forse per traumi infantili, perché sua madre naturale era una prostituta fatta di crack. Lo capisce nell’ultima scena, quando lui la frusta un po’ più forte e lei – meglio tardi che mai – lo pianta.

Ma tranquilli, ci saranno ben due sequel.

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