Come ti massacro Calabresi (ma con eleganza)
26 Nov
Cambio di poltrone nei grandi quotidiani italiani. Vittorio Feltri dice la sua. E come sempre colpisce il bersaglio.
Da www.liberoquotidiano.it.
Inizia la “terza” Repubblica, “ma sono certo che la sua più gloriosa stagione ia destinata a chiudersi”. Intervistato dal Fatto quotidiano,Vittorio Feltri commenta a modo suo il cambio della guardia alla direzione del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Dopo Ezio Mauroarriva Mario Calabresi, dalla Stampa. “Perfetto – esordisce Feltri -, buon interprete del politicamente corretto. È l’orfano d’Italia che fin da ragazzo riuscì a lavorare nel giornale che si era schierato senza riserve e senza remore contro il padre. Quanto a capacità di galleggiamento, in confronto a lui un sughero diventa un sasso”. La sottolineatura, velenosa, si collega anche all’altro addio eccellente, quello di Adriano Sofri: “Una scelta che riflette il suo imbarazzo. Non si può lavorare nelgiornale diretto dal figlio di qualcuno della cui uccisione sei stato ritenuto responsabile morale. Avrei fatto la stessa cosa. Adesso mi aspetto che Sofri cominci a scrivere per il Corriere“.
Via all’epoca rosa-Renzi – Finita l’epoca del giornale radical-chic alla moda di Scalfari, finita anche quella del giornale-caserma di Mauro, la nuova Repubblica, prevede Feltri, “tenderà a perdere gradualmente la sua coloratura storica, passando dal rosso mattone al rosa Renzi. Di sicuro si stempererà l’anti-renzismo, che peraltro anche sotto la direzione Mauro è sempre stato piuttosto episodico, mai perfido. Se a La Stampaarriverà Aldo Cazzullo, Renzi il vero affare lo farà lì”.
“Io a Repubblica? Avrei detto…” – Finale provocatorio: e se avessero chiesto proprio a Feltri di dirigere la Repubblica? “Avei detto di no, sia pure a malincuore. Mi sarebbe piaciuto molto, ma sarei stato consapevole che avrei perso un sacco di copie. Sono associato da sempre all’area di centrodestra, anche più di quanto non lo sia realmente. Finora, nei giornali che ho diretto, i lettori li ho sempre portati; non ho aspettato di avere 72 anni per perdere copie”.
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