Contrordine: Homeland 4 non è affatto male

4 Nov

Le prime due puntate di Homeland 4, la serie che in assoluto amo di più, mi avevano deluso, lo sapete. Ora sono arrivata alla quinta puntata e devo ricredermi.

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La terza stagione della serie Showtime non era stata un granché, si faticava a trovare uno sviluppo narrativo interessante. Con la morte di Brody sembrava che la quinta stagione non avesse ragione d’essere. Invece ce l’ha: Carrie è impegnata tra l’Afghanistan e il Pakistan a risolvere il giallo dell’assassinio del collega della Cia Sandy. Peter Quinn scopre che il linciaggio era organizzato, e bisogna scoprire da chi. Il terrorista islamico che si credeva morto nell’attacco ordinato dalla Mathison è in realtà vivo; Quinn è sempre più innamorato di Carrie e la protegge, ma lei sembra non accorgersene; Saul Berenson, ex direttore della Cia e mentore di Carrie,  torna in azione e viene rapito dai talebani, e poi resta sullo sfondo Francis, la bambina che Carrie ha avuto da Brody e che ha lasciato negli Stati Uniti, incapace di fare la madre e assumersi le proprie responsabilità:  tutti questi elementi stanno dando pepe a una serie che non è per niente morta, anzi.

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