Cronache dai Placebo

23 Lug

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Prima di andare al concerto dei Placebo, ieri sera all’Ippodromo di Milano, ho messo in pagina su Libero un’intervista a Brian Molko. Poco dopo, vedendolo dal vivo, ho capito quanto era sincero il frontman della band londinese.” Il problema è che i musicisti guadagnano sempre meno dai loro dischi e registrare nuovi album diventa difficile, allora devi andare in tour ancora e ancora per racimolare i soldi…”, ha dichiarato alla nostra Barbara Tomasino.

In pratica Brian ha la voglia di macinare un concerto dietro l’altro paragonabile alla mia di svegliarmi la mattina a fare l’esame del sangue… Infatti la serata è durata pochino e i Placebo non hanno nemmeno cantato le canzone (per me) più famose, come ad esempio la mia preferita Pure Morning. Le uniche che conoscevo, in pratica, erano le vecchie Every me every you (colonna sonora di un film che mi piaque molto, Cruel Intentions) e Special K, che il giornalista Mediaset Pierluigi Pardo ama molto, visto che, presente al concerto, l’ha ballata come un adolescente. Voi direte: che ci sei andata a fare se non li conosci? Li conosco, li conosco, ci sono andata soprattutto per la voce di Brian Molko, il cui timbro mi fa impazzire al pari di quello di Robert Smith dei Cure. Per me la voce è importantissima, sentire un suono piacevole è una delizia. Molko, tra l’altro, era meno truccato del solito, in compenso era magro da fase terminale.

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Le nuove canzoni, lo ammetto, le ignoravo, ma una mi ha colpito molto, Too many friends, in pratica una presa per i fondelli del popolo di Facebook che conta gli amici e magari non ha nessuno con cui andare in vacanza. “E’ una canzone moderna sulla solitudine”, ha spiegato Molko sempre a Libero,  “che parla dell’epoca in cui viviamo, non ho nulla contro la tecnologia, ma è innegabile che ci sia un senso di solitudine diffuso. Racconto le relazioni personali in un’era dominata dalla tecnologia, le persone si isolano e solo apparentemente socializzano di più”. Ecco il video di ieri.

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