Letterina ad Amadeus
20 Gen
Caro Amadeus,
era facilissimo. Editorialmente era un Festival già scritto. E’ il Sanremo numero 70, hai condotto egregiamente Ora o mai più, fallo co-condurre da Ornella Vanoni. O da Orietta Berti. O da Iva Zanicchi. Insomma, da una settantenne. Erano anni che a Sanremo non si vedeva la bellona inutile – infatti ci sono state Maria De Filippi, Virginia Raffaele, Luciana Littizzetto, Antonella Clerici – perché chiamare dieci gnocche statuine come ai tempi di Baudo? E poi hai già Fiorello e Tiziano Ferro tutte le sere che, non si può dire, ma in pratica saranno co-conduttori.
Invece niente, Amadeus, nemmeno le basi. Ti ritrovi dunque a riproporre la figura della donna come venti anni fa in televisione e il risultato è che hai tutto l’arco parlamentare che protesta. Nulla ha mai messo così d’accordo la destra e la sinistra, nemmeno la Nazionale di calcio. La prima l’hai fatta arrabbiare invitando Rula Jebreal, la seconda piazzando tra i Big in gara la “sovranista” Rita Pavone.
Amadeus, mi sa che il prossimo anno la Rai non te lo fa rifare Sanremo, mi sa che Milly Carlucci e tutta la sua squadra debbano iniziare a fare le valige per la riviera ligure. Oppure l’eletta sarà Mara Venier? Accettiamo scommesse.
Con queste premesse o fai il record d’ascolti di tutta la storia di Sanremo, beffando tutti, oppure sarà meglio che pensi a un piano B.
Per noi addetti ai lavori sarà un Festival divertentissimo. Dunque, grazie. Innanzitutto perché tra vallette, attrici, giornaliste, che una volta chiami co-conduttrici e quella dopo chiami ospiti, ci saranno più personaggi che presentano dei cantanti in gara, che sono 24. Sarà un vero casino, non si capirà niente, saranno tutti ingestibili, che bello. Caro “Ama”, in fatto di comunicazione ti dico io la strategia giusta: il silenzio. Perché con quella mossa di anticipare a Repubblica in esclusiva i nomi e i cognomi dei Big in gara a Sanremo 2020, la simpatia dei giornalisti te la sei giocata, e allora è meglio stasene in difesa e limitare almeno le gaffe.
Con affetto.
L’uomo che sussurrava alla Tv
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