Lo Zukerberg di Pordenone

7 Lug

Sentiamo ovunque la parola crisi. Perché esiste, ci schiaccia, ci toglie la speranza, anche se a volte viene utilizzata come alibi con cui certe aziende si approfittano. Di storie felici ce ne sono poche. Infatti quando ho letto questa avventura fatta di tenacia, talento, qualche soldo risparmiato dalla nonna e ovviamente una buona dose di fortuna, sono rimasta colpita e vorrei condividerla.

Alberto Zilli, 27 anni, è partito da zero. Oggi ha in mano un piccolo colosso web che dà lavoro a 150 ragazzi. Lo chiamano il Mark Zukerberg di Pordenone ma lui chiarisce che “in America è tutto più facile”.

alberto_zilli

Nel 2000 sua nonna Amabile gli presta 200 mila lire per poter registrare il dominio in Internet. Suo padre era appena morto e la famiglia non navigava nell’oro. Lancia azpoint.net, un sito che dava i voti ai prodotti informatici. Si fa conoscere tanto che i portali lo contattavano per avere una sua recensione. Vuole allargare l’attività, ma ancora una volta non ha mezzi. Lo aiutano i fratelli maggiori che studiano informatica, Stefano e Samuele. Alberto ha un’altra idea, abbastanza geniale: “Se riusciamo a monitorare quante persone portiamo ai siti e quante di queste comprano i loro prodotti, possiamo vendere banner pubblicitari basati sul risultato”,racconta in un’intervista ad Oggi (sotto, la pagina). Stefano, il più grande, inventa un software, il primo in Italia, in questo senso.

alberto zilli

Alberto, intanto, si iscrive all’Università di Economia aziendale a Udine. Gli manca ancora un esame. E i fatturato dell’azienda cresce, nel 2008 siamo a un milione di euro. Ma lui non sente di essere ancora partito davvero. E qui arriva la fortuna, l’ingrediente casuale che non puù mancare. Incontra Giulio Corno, di 20 anni più grande, imprenditore. Sono complementari. Alberto ha la freschezza, Giulio la solidità, e i siti editoriali. Insieme fondano l’odierna Triboo Media, sede alla Bicocca di Milano. Azienda giovane e colorata. Nel giro di 4 anni schizzano gli introiti: fino a 21 milioni di fatturato. I dipendenti diventano 50.  Poi 150, dato odierno. Formano le persone in azienda, dove c’è anche una palestra adiacente alla sala riunioni, le gerarchie sono quasi azzerate. “Le idee migliori mi vengono correndo, sono un runner”, dice Alberto. Oggi la sua azienda gestisce 2.200 siti.  Ed è quotata in Borsa. Ai ragazzi dice: “Non inseguite per forza i sogni dei vostri genitori”. Ma rivela che al padre deve tutto: “Poco prima di andarsene disse: avrai successo quando porterai tante persone sui tuoi siti. Internet è la tv del futuro: più alta è l’audience più pubblicità sarai in grado di vendere”.

Aveva ragione. Una storia bellissima. Spero che ce ne siano altre. Oggi o nel futuro.

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