Tremenza recensioni: Dirty Difficult Dangerous
6 Dic
E’ piacevole e delicato, nonostante il tema drammatico, il film Dirty Difficult Dangerous diretto dal regista libanese Wissam Charaf, visto a Venezia nelle giornate degli autori e pochi giorni fa anche in gara al Red Sea Festival di Jeddah, in Arabia Saudita, che frequento dato che mi trovo qui da mesi.
I bellissimi volti dei protagonisti valgono quasi da soli il prezzo del biglietto: intensi, profondi, come la loro storia d’amore, una specie di Romeo e Giulietta in chiave contemporanea. Siamo a Beirut: Mehida è una badante etiope trattata come una schiava dalla famiglia in cui vive, Ahmed è un profugo siriano che vive e dorme per strada, emarginato, con il corpo pieno di metallo, una specie di tocco soprannaturale che non rende la pellicola meno convincente. Si amano ma non possono amarsi: Mehida introduce l’amante nell’appartamento dei “padroni” e viene scoperta, il responsabile dell’agenzia per cui lavora la rinchiude per una notte e le sequestra il cellulare. Se ne va, cosa che la getta automaticamente nella categoria “irregolare”. Con il compagno decide di scappare in un campo profughi con la speranza di scappare in Turchia.
Ci sono anche momenti di leggera comicità, non semplice visto il tema trattato, come quello delle due domestiche che piangono a dirotto davanti alla signora o quando il siriano inventa un’intervista per una tv britannica e la giornalista si commuove nonostante non abbia capito mezza parola. “Non è un film di denuncia ma una storia d’amore universale, ci lavoro dal 2011”, spiega il regista, ex giornalista e documentarista, dopo la proiezione a Jeddah, dove ha non poche possibilità di vincere. Con lui ci sono i due attori: a sorpresa scopriamo che Clara Couturet, l’attrice che dà il volto alla badante, arriva da Parigi e per lei è il primo ruolo al cinema: ha imparato in tempo record a recitare in arabo e in etiope. Lei Ziad Jallad hanno due volti che bucano e meritano una carriera internazionale dopo questo piccolo gioiello.
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