Coronavirus, perché sto in casa (anche per egoismo)

9 Mar

Mi sono disperata, ho pianto, la notte non dormo. Ma ora basta. E’ venuto il momento di essere lucidi ed essere intelligenti, per mettere al tappeto il coronavirus. Me ne sto in casa, basta eccezioni alla regola, “beh ma vado fin giù al bar”, “faccio un salto al supermercato”.

E’ dura, durissima. Il tempo fa paura, rischi di stare tutto il giorno sui social a leggere ora notizie allarmanti ora cretinate di qualche wannabe virologo. O, peggio ancora, con i tuoi pensieri, quanto ti manca il fidanzato all’estero, quanto hai voglia di dare un bacio a tua mamma.

Mi è venuto in mente il film About a boy dove il protagonista, nullafacente, divideva la giornata in unità di tempo di trenta minuti. Così le 24 ore facevano meno paura. Mezz’ora per la doccia, mezz’ora a riordinare le carte, mezz’ora di una serie tv, per mangiare. Evito acquisti online, Foodora, Glovo: comunque manderei persone in giro, mi sembra scellerato in questo momento. Le scarpe su internet ho tutta la vita per comprarle. Riscopro il telefono nel senso delle telefonate. Il tappetino yoga mi aiuta molto, ho la fortuna di avere un tapis roulant nel mio appartamento. Ho una bella casa a Milano, sono privilegiata. Ho la postazione per il lavoro da casa. Ho ancora un lavoro, mentre mezza Italia va in rovina, tutto chiude, gli affari vanno a picco.

Sto in casa perché se mi ammalo io che sono “giovane” magari tolgono il posto in terapia intensiva a un anziano che ha meno possibilità di farcela, si è letto pure questo, come se fossimo in guerra. Altruismo? Senso civico? A me sembra proprio egoismo, puro e semplice: chi non ha un caro non giovanissimo di età? Un padre, una madre, un nonno, uno zio? Tutti noi ne abbiamo uno, se non vogliamo sacrificarci per persone che non conosciamo pensiamo a noi stessi, alla nostra famiglia.

In questi giorni assurdi rivaluti anche le cose che davi per scontato. Immagino quanto sarà più bello, quando l’incubo sarà finito, pianificare un week-end al mare, una vacanza, andare a trovare i miei fuori città, dare un bacio ai miei nipoti, scendere a fare la spesa senza ansie, stringere la mano al vicino, forse addirittura andare in ufficio, mai avrei pensato di dirlo. Tutto sarà più bello di prima, per tutti coloro che hanno capito la gravità del momento.

Non vedo l’ora che tutto finisca, aspetto i tempi della noiosa quotidianità di una volta che spesso ho maledetto, e nell’attesa resto a casa. RESTO-A-CASA.

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