Il giovane favoloso: bel film, immenso Leopardi

12 Nov

Non ho molti ricordi dei miei studi liceali, ma una cosa che mi resterà impressa è l’amore incondizionato per la poesia di Giacomo Leopardi e per il suo pensiero. Di più: per me è uno dei pochi al mondo che si possa chiamare “poeta”. Il pessimismo, la malinconia, l’infelicità, lo scetticismo verso la religione, la difficoltà di vivere, la solitudine, la ribellione: sono tutti temi che sento molto vicini. L’unica cosa che non condivido è l’idea di una “natura matrigna”: non credo a una entità superiore che gode nel vedere i suoi figli soffrire, perché questo presupporrebbe l’esistenza di una entità superiore, appunto, invece credo che tutto sia dominato dall’indifferenza e dal caos (in questo mi sento più vicino a Nietzsche).

Giovane-Favoloso-2

Bene, al di là delle mie convinzioni filosofiche, Il giovane favoloso, il film sulla vita di Giacomo Leopardi, è una bellissima opera, nonostante la lunghezza francamente eccessiva, con un Elio Germano davvero bravo e convincente, sofferente, gobbo, ma mai macchietta. Il film racconta l’infanzia nell’odiata Recanati del giovane Leopardi, l’oppressione del padre conte reazionario e la pesantezza della madre fervente religiosa (che poi darà il volto proprio alla “natura matrigna”). Poi la fuga a Firenze, a Napoli, i salotti intellettuali, l’amata Fanny, l’amico Raniero… C’è una colonna sonora toccante (anche con brani contemporanei) e tanta della sua poesia e della genesi di alcuni suoi capolavori, come l’Infinito e le Ginestre.

Elio-Germano-ne-Il-giovane-favoloso-31

La regia di Mario Martone è davvero molto bella, così come la scenografia e la fotografia. Efficaci alcune scene oniriche e visionarie. C’era qualcosa, nel film, che dal punto di vista iconografico mi ricordava La grande bellezza. Le smanie di grandezza in Leopardi fanno a pugni con la sua difficoltà di vivere. Mi è piaciuto quando rivendica la convinzione del suo pensiero disperato e pessimista. La causa non sono le sue condizioni fisiche e sfortunate, ma è più profonda. “Non attribuite al mio stato quello che si deve al mio intelletto”, grida con violenza.

Ha ragione. Non sono le cause esterne a determinare la propria indole, le sfortune o i lutti. E’ tutto dentro di noi.

 

No comments yet

Leave a Reply